"STILL TAKING CARE OF BUSINESS" DI SONNY WEST: 31 LUGLIO 1969, LAS VEGAS

In questo estratto dal libro "Still Taking Care Of Business" Sonny West racconta il ritorno di Elvis Presley sul palcoscenico il 31 Luglio 1969, nella sua serata di debutto all'International Hotel di Las Vegas.




Elvis invitò poi me e Judy come suoi ospiti speciali al suo primo spettacolo dal vivo nell'arco di quasi nove anni all’International Hotel di Las Vegas qualche settimana dopo.
"Sarà divertente essere di nuovo sul palco", mi disse Elvis.
Alex Shoofey, il direttore dell’hotel, avrebbe voluto che Elvis fosse il primo artista ad esibirsi dopo l'inaugurazione, ma Elvis fu contrario in quanto non voleva che il suo concerto venisse rovinato da problemi con il suono e con le luci, che ci sarebbero sicuramente stati in un nuovo showroom.
Barbra Streisand si prese l'onore e finì con l'avere la sua buona parte di problemi di audio e di luci durante il suo ingaggio della durata di un mese. Non tornò più a Las Vegas per diversi anni.
Nel frattempo, Elvis mise in piedi uno spettacolo partendo da zero. Dopo aver fatto audizioni a più di duecento musicisti, mise insieme una band eccezionale.
Includeva James Burton alla chitarra, Jerry Scheff al basso, Ronnie Tutt alla batteria, Larry Muhoberac al piano ed organo (più tardi rimpiazzato da Glen Hardin), John Wilkinson alla chitarra ritmica e cori, e Charlie Hodge alla chitarra acustica e cori.
James Burton fu l'unico che non ebbe bisogno di fare l'audizione, in quanto Elvis sapeva come aveva lavorato con Ricky Nelson e come membro degli Schindogs, la band della famosa trasmissione televisiva "Shindig".
Nella squadra c'era anche il comico quarantunenne del giro Borscht Belt Sammy Shore. Sammy (papà del comico Pauly Shore) usava molto "blue humour", e mentre le sue battute divertivano il pubblico più adulto, i giovani lo trovavano noioso.
In apertura ed il qualità di coriste per Elvis c'erano le Sweet Inspiration, che avevano cantato per Wilson Pickett, Aretha Franklin e Chuck Jackson, solo per fare alcuni nomi.
Anche gli Imperials, il quartetto gospel, facevano da coristi per Elvis.
Vennero rimpiazzati da J.D. Sumner and the Stamps l’anno successivo a causa di un contratto già firmato con la stella della musica country Jimmy Dean.
Inoltre c'era l'orchestra dell'hotel formata da 30 elementi, diretta da Bobby Morris. In totale, c'erano più di 50 persone sul palco con Elvis, e fecero veramente un gran bel rumore.
Judy ed io arrivammo a Las Vegas il 31 Luglio ed ovunque guardassimo vedevamo Elvis. Cartelloni, fotografie, immagini sui taxi, pubblicità radiofoniche e televisive urlavano il suo nome. 
Il tabellone di fronte all’International Hotel aveva il suo nome in lettere più alte di me. All'entrata c'era un allestimento per i souvenir di Elvis che vendeva poster e fotografie dell'uomo del momento. L'entusiasmo era molto anche per un luogo come Las Vegas.
Il Colonnello fece davvero il massimo e fece anche arrivare, con l'aiuto del proprietario dell'hotel Kirk Kerkorian, critici musicali da New York per la premiere.
Quando Judy ed io siamo entrati, siamo rimasto meravigliati dalla grandezza e dalle decorazioni della sala da 2.000 posti a sedere e dalla gente che si era presentata per partecipare a questo spettacolo, a cui era possibile partecipare solo su invito.
Tra il pubblico c'erano Sammy Davis Jr, Cary Grant, Xavier Cugat, Carol Channing, Juliet Prowse, George Hamilton, Paul Anka, Dick Clark, Charo, Shirley Bassey, Fats Domino, Phil Ochs ed il fondatore della Sun Records Sam Philips.
Non appena le Sweet Inspiration iniziarono a cantare, mi sentii battere sulla spalla. Un cameriere della sala era venuto a dirmi che Elvis voleva vedermi nel backstage. Mi fecero passare da una porta di lato che dava su un corridoio e poi al piano di sotto scendendo le scale, dove si trovava il camerino di Elvis.
All'interno c'erano Elvis, Joe Esposito, Lamar Fike, Richard Davis e Charlie Hodge.
Elvis aveva un aspetto magnifico. I suoi capelli neri appena ondulati ed i gioielli dorati che indossava risaltavano molto bene sul completo blue Cossack, in stile karate e la cintura di macramé che Bill Belew aveva realizzato.
Ci abbracciammo e, poco dopo, salimmo le scale verso il palcoscenico. Elvis era nervoso quando iniziammo la nostra routine di stretching che avevamo sempre fatto prima di ogni lezione di karate.
Mettevamo i nostri  piedi destri vicini, che si sfioravano. Poi Elvis si piegava all’indietro, tirandomi verso di lui. Dopo ci scambiavamo le posizioni, e ripetevamo il movimento.
Elvis continuava a dire: "Sta per cominciare, sta per cominciare" quasi come in trance. Quando finimmo, scosse le braccia come per liberarsi della troppa energia accumulata.
Non é un segreto che la prima volta in assoluto per Elvis a Las Vegas, nel 1956 al New Frontier Hotel, non fu un gran successo. Presentato tra l'orchestra di Freddy Martin ed il comico Scheky Greene, Elvis si trovò di fronte un pubblico anziano che sorseggiava cocktail ed applaudiva tiepidamente alle sue canzoni.
Quella prima esperienza fu un duro colpo per il suo ego ed il ricordo ancora lo spaventava. I suoi fans erano troppo giovani al tempo per Las Vegas, ma questo sarebbe senza dubbio cambiato in futuro.
Mentre camminava avanti e indietro, gocce di sudore si formavano sulla sua fronte, gli dissi: "Elvis, andrai alla grande, vedrai. Ne sono sicuro".
"Lo spero davvero" rispose, nervosamente.
Quando le luci si abbassarono e la musica di introduzione cominciò a suonare, il pubblico era praticamente già in piedi. La tenda di lamé dorato cominciò ad alzarsi mentre Elvis guardò in alto, come per dire: "Signore, aiutami a fare il meglio che posso".
A quel punto fece un lungo e profondo respiro, espirò. Annuì verso di me con la testa ed uscì sul palcoscenico. Il pubblico urlò di entusiasmo ed il suono sembrava attraversarlo come una scossa elettrica. Improvvisamente, era a casa.
C'e un vecchio adagio nel mondo dello spettacolo che sembra fatto apposta per Elvis e quella sera: "Un cantante ha bisogno di un canzone, ma un intrattenitore ha bisogno solo di un palcoscenico".
Afferrò il microfono, fece una breve pausa e poi attaccò una versione fantastica di "Blue Suede Shoes".
Era come se una scossa elettrica lo avesse attraversato. Il pubblico stava urlando, lo guardava estasiato e ballava.
Sammy Davis Jr, che era proprio di fronte al palco, batteva le mani sul palco urlando: "Dai, dai, vai cosi, baby!". Sammy continuò tutta la sera ed Elvis fece poi lo stesso quando andò a concerti di suoi colleghi.
Ad un certo punto Elvis presentò le altre celebrità in sala quella sera e quando fu il turno di Sammy, fece per lui una presentazione speciale.
Quando Elvis fece lo speciale con Frank Sinatra nel 1960, Sammy era lì e notò quanto fosse nervoso Elvis. Andò da lui e, parlandogli e riuscendo a calmarlo, gli disse: "Tu sei il protagonista! Non preoccuparti di niente, vai fuori e fai quello che sai fare".
Elvis raccontò l’episodio molto carinamente al pubblico quella sera, e durante applausi scroscianti, si piegò sulle ginocchia e si tolse da un dito un anello di zaffiro nero stellato e lo diede a Sammy, che si commosse.
Per novanta minuti, l'energia incredibile di Elvis non calò mai. Erano lui ed il microfono. Niente fuochi d’artificio o coreografie, solo puro ed incredibile talento. Elettrizzò il pubblico con giravolte, calci e giravolte. Fu pazzesco, spontaneo, frenetico ed al massimo delle possibilità.
Quel primo concerto cambiò il volto dell'intrattenimento di Las Vegas per sempre ed aggiunse una pagina dorata alla leggenda di Elvis. Era di nuovo una superstar. E lo capì
"Diamine Elvis, sei stato grande!" gli dissi entusiasta, appena lasciò il palco.
"Grazie Sonny" mi disse, passandosi sul viso un asciugamano. Poi aggiunse: "Sì, ce l'ho fatta. Li ho fatti stramazzare".
Le celebrità tra il pubblico vennero nel backstage per congratularsi con lui. Sammy Davis Jr. e Cary Grant furono particolarmente affettuosi nei loro gesti. 

(c) Sonny West "Still Taking Care Of Business"