RECENSIONE CONCERTO ELVIS PRESLEY: PHOENIX, ARIZONA - 09 SETTEMBRE 1970

Data Concerto: 09 SETTEMBRE 1970 (ore 20:30).
Luogo: Phoenix Coliseum, Arizona
di: Ken Burton
Giornale: Tucson Daily Citizen
Pubblicato il: 10 Settembre 1970

NON CHIAMATELO "PELVIS", CHIAMATELO SOLO IL RE



PHOENIX - In qualunque modo chiamiate Elvis Aaron Presley, non chiamatelo The Pelvis.
Le Gambe, I Gomiti, Le Ginocchia, può essere. Ma non Il Bacino.
Come Elvis stesso ha detto a 14.000 fans urlanti al Coliseum ieri sera: "Ero solo un ragazzino quando ho fatto quell'altra cosa".
L' "altra cosa" era una routine di movimenti che faceva sembrare i fianchi di Presley come se avessero cuscinetti a sfera invece che midollo nelle cavità. Ma tutto questo è successo più di dieci anni fa.
Lo spettacolo di ieri sera è stato la terza esibizione pubblica di Elvis dopo il suo congedo dall'esercito americano alla fine degli anni '50, escludendo i suoi ingaggi redditizi nei club, principalmente a Las Vegas.
Con mezz'ora di ritardo sulla tabella di marcia, lo spettacolo ha cercato di decollare alle 21:00. Per un'ora, un pubblico di trentenni agitati ha sofferto durante i numeri di apertura. Tra questi, un quartetto maschile conosciuti come i Something-Or-Other Brothers, un quartetto femminile chiamato "Sweet Inspirations" (che lo sono stati) ed un comico ("L'avete visto tutti in televisione, gente, e ora eccolo qui...").
Il comico è stato interrotto dopo poco dagli applausi. Intervallo. Urla di disapprovazione. Sono passati quindici minuti, la band è tornata, le luci si sono abbassate.
Elvis, che ha tutte le sembianze di un sexy trentacinquenne, è salito sul palco con passo lento. Prima che abbia potuto dire "Don't Be Cruel", si sono levate urla, in gran parte da quella parte del pubblico che doveva avere l'età di 3 o 4 anni quando Elvis ha dato inizio a tutto.
Poi è valsa la pena attendere. C'è stato qualcosa di prestato ("That Lovin' Feelin "dai Righteous Brothers), qualcosa di nuovo ("Kentucky Rain"), qualcosa di vecchio ("Hound Dog") e qualcosa di blue (N.d.R.: blue = triste, nella traduzione italiana) ("In The Ghetto").
Nello scorrere tutto questo, i fans hanno tuonato la loro approvazione, mentre Elvis si abbassava sul palco, si contorceva (quasi), si sdraiava, si rialzava, scuoteva molto i suoi bellissimi capelli e si prendeva anche un po' in giro riguardo il fatto di non essere più giovane come una volta.
Non c'era modo di scherzare con la stampa, però, che aveva una scelta di biglietti da $ 10, $ 7,50 e $ 5 per il privilegio di recensire lo spettacolo.
E niente interviste. Un assistente del Colonnello Tom Parker, manager di Presley, ha detto da Las Vegas la scorsa settimana: "Non avremo tempo per quel genere di cose". 
Né c'era tempo per i fotografi della stampa, incluso uno del Tucson Daily Citizen.
Innanzitutto sono state chieste loro le credenziali, è stato concesso loro di fotografare il Re e poi sono sati sostanzialmente presi per il colletto e spinti giù dal palco.
E non si scherzava con il pubblico, accecato periodicamente dalle luci dei riflettori mentre una troupe della MGM filmava parti dello spettacolo per un film di prossima uscita. Stranamente, si chiamerà "Elvis".
E' stato uno spettacolo di due ore ed Elvis è rimasto sul palco per circa 45 minuti, con la frangia del suo vestito bianco che volava veloce come i flash.
C'è stata anche "Love Me Tender", che mi ha fatto ricordare che Elvis per anni era stato accompagnato dai Jordannaires (N.d.R.: Errore di stampa del giornale. Il nome corretto è "Jordanaires"), che da allora sono finiti nel dimenticatoio.
E c'è stato il lancio spontaneo e opportunamente pianificato di una sciarpa al collo ad una fan seduta in prima fila. Ha urlato talmente forte da poter essere un membro della Classe 1955, ma non era abbastanza vecchia.
Elvis si è precipitato fuori da un'uscita laterale, scuotendosi meno, ma rotolando più soldi.
Niente male per un ragazzo che aveva iniziato come camionista in Mississippi, guadagnando $ 35 dollari alla settimana.