PAUL ANKA PARLA DI ELVIS PRESLEY

Paul Anka parla della sua amicizia con Elvis Presley
Paul Anka incontrò Elvis per la prima volta agli inizi degli anni '60, dopo aver firmato il contratto con la RCA Victor. Quando Paul Anka sposò sua moglie Anne nel 1963, un altro elemento lo legò ad Elvis. Anne era stata cresciuta in una scuola di suore, nella quale era proibito ascoltare un certo tipo di musica, inclusa quella di Elvis Presley, la sua preferita. Anka spiega come l'ossessione di sua moglie per Elvis aiutò la coppia a fare amicizia con Presley.
"Abitavamo a Las Vegas da otto anni e mezzo e Anne lo odiava. Una delle poche cose che le piacevano era Elvis. Era innamoratissima di lui; dovevano diventare amici. Metteva i bambini a letto, si vestiva, andava a prendere la sua amica e andavano a vedere lo spettacolo di Elvis 25 volte di fila più o meno. Elvis era dolce con lei. Lui andava sempre al suo tavolo e diceva: "Ehi, ciao!", le sorrideva, la abbracciava e le dava un bacio. Andavano nel backstage e stava là con lui, pertanto era divertente per lei".
Anka ricorda come il suo rapporto con Elvis si sviluppò durante gli anni condivisi a Las Vegas.
"A Las Vegas, ci incontravamo e parlavamo di tutto: musica e ragazze e film. Ti sedevi con lui a bere qualcosa e c'erano tutti questi ragazzi intorno a lui, quindi si parlava sostanzialmente poco... Lentamente lui iniziò a venire a vedere il mio spettacolo; si sedeva e io andavo da lui dopo lo spettacolo e parlavamo di musica. Lui era bello quasi come un dio. Aveva tutto. E la voce...che voce meravigliosa che aveva!"
Poichè Paul trascorse ancora del tempo a Las Vegas con l'idolo della sua gioventù, Frank Sinatra, propose un confronto tra i suoi due amici superstar:
"Frank era molto diverso da una persona come Elvis. Elvis leggeva libri di spiritualità e di auto-aiuto, e non aveva nessuna curiosità nei confronti del mondo. Ma Frank era un grande lettore. Lui frequentava molte persone. Lui voleva migliorare se stesso perchè si sentiva inferiore a quelle persone. Leggeva più che poteva, in modo da poter partecipare e venire coinvolto. Voleva imparare. Sapeva molto di qualsiasi argomento. Era molto più  estroverso di Elvis; gli piaceva uscire. Frank era affamato di pubblico. Era una creatura totalmente diversa da Elvis, sebbene le ironie ed i paradossi della vita sono prevalsi, ed Elvis fu sempre affascinato da Frank, anche se Frank lo rifiutava.
Non avresti visto Elvis in un ristorante pubblico nel modo in cui vedevi Frank quasi ogni notte della settimana intrattenere tavoli pieni di amici. Quel tipo di cose non gli interessavano: Elvis aveva una paura da morire di fare quel tipo di cose. Lui pensava di dover essere Elvis tutto il tempo e non era sempre sicuro di cosa questo significasse. Non puoi fare questo, non puoi essere Elvis 24 ore al giorno. Se sei furbo, separi il tuo personaggio da tutto il resto, così da poter avere un certo tipo di vita".
Anka ha anche parlato di quello che lui definiva il "terrore sociale di Elvis".
Quando Paul suggerì ad Elvis di uscire a cena da qualche parte a Las Vegas, Elvis declinò, quasi terrorizzato. Paul ricorda i fogli di alluminio alle finestre della stanza di Elvis all'Hotel Hilton, come se non volesse mai vedere la luce del giorno. Quando erano entrambi a Vail, Elvis usciva solamente la notte per andare sulla sua motoslitta sotto i proiettori sulla montagna. "Era quel tipo di creatura" Paul dice. "Un bravo ragazzo, ma così intrappolato in quella prigione di celebrità, di ciò che era e della sua immagine, che la persona dentro di lui iniziò a spegnersi. Qualche volta ti sedevi e gli parlavi ed era come se se ne fosse già andato. Non lo si è potuto salvare".
Paul ha tentato di salvare Elvis.
A dispetto di questo giudizio, Anka dice che ha tentato di salvare Elvis.
"Mi sono seduto con lui e ho tentato di dirgli "Amico, devi rimettere tutto insieme, non puoi vivdere questa mezza vita. Prendi in mano le redini della situazione, altrimenti ti schiaccierà". Ma non ci è riuscito!".
Anka inoltre ha un'unica prospettiva dell'aumento di peso di Elvis:
"Improvvisamente iniziò ad ingrassare. Sembrava ci fosse un Elvis diverso; tu vedevi questo ragazzo diventare gradualmente sfigurato. Quello che ho scoperto è che tutti noi abbiamo i nostri lineamenti naturali del viso e quando ingrassi troppo, allunghi la pelle al punto in cui ti si cambiano i connotati. Se l'aumento di peso è minimo, tutto è contenuto - la maggior parte del mondo è sovrappeso - ma Elvis era di gran lunga oltre quella soglia".
"My Way" è stata l'unica canzone di Paul Anka che Elvis Presley ha inciso. Nella sua autobiografia, Anka rivela che ha tentato di dissuadere Elvis dal registrarla.
"My Way" significava così tanto per lu come canzone, aveva intenzione di inciderla. E io dissi "Elvis, non è il tuo genere di canzone". E lui disse "Nooo, Paulie, ma quelle parole vogliono dire così tanto per me. Voglio fare quella canzone un giorno". Fu una delle ultime canzoni che incise. Alla fine, quella canzone e quelle parole ebbero risonanza per lui, ma non nel modo in cui io intendevo. Fondamentalmente, dato lo stato commovente di Elvis, fu il senso opposto che le parole ebbero per Sinatra. Non c'era più niente di eroico o provocatorio per Elvis a quel punto".
Paul... Elvis ha distrutto se stesso
Quando Paul si svegliò a Las Vegas il 16 Agosto 1977, ascoltò le notizie e venne a sapere della morte di Elvis Presley. "Ho pianto quel giorno" Paul ammise.
"Era un ragazzo eccezionale, un uomo buono, ma era troppo giovane per andarsene...ha distrutto se stesso. Ha esagerato. E' diventato un'altra statistica. La vita è costruzione e distruzione. E' tutto in quel bilanciamento, tutto quello che vediamo quando non possiamo guardare abbastanza avanti nel futuro. Quando perdi la bussola, ti autodistruggi. E questo è ciò che è successo al mio talentuoso amico".
In "My Way" (l'autobiografia di Paul ANKA) Paul Anka termina la sua discussione di Elvis Presley con la seguente ossessionante, ma onesta osservazione:
"Elvis ha imprigionato se stesso e ha vissuto in una notte perpetua. E poi c'erano le pistole... C'erano fori di proiettile ovunque nella stanza. Sparava ai fantasmi e alla fine è diventato un fantasma anche lui".