LARRY KING: Stasera, 26 anni dopo la scioccante morte di Elvis Presley,
ascolteremo aneddoti dalle persone che più di chiunque altro gli sono state
vicine.
Avremo come
ospiti i 2 fratellastri di Elvis, Rick e David Stanley; il suo amico Joe
Esposito, che gli fece da testimone di nozze ed era a Graceland il giorno in
cui Elvis morì; l'attrice Connie Stevens, che ebbe una frequentazione con lui
negli anni 60. Condivideremo insieme ricordi privati con la famiglia di Elvis
Presley e con i suoi amici.
Sono passati
più di 25 anni, ma la leggenda ‘Elvis Presley’ non muore mai.
Quale è il tuo ricordo dell'ultimo giorno di Elvis, Joe?
JOE
ESPOSITO: E' stato un giorno difficile. Larry, tu sai che era il giorno in
cui ci stavamo preparando per il nuovo tour, che iniziava a Portland, Maine.
Avevo pensato di svegliare Elvis intorno alle 4 del pomeriggio, ma una
telefonata dal telefono al piano di sopra mi arrivò alle 2, dalla sua ragazza
Ginger Alden. Andammo al piano di sopra e trovammo Elvis nel bagno. E mi resi
conto che era morto. Andai all'ospedale con lui, e dopo 30 minuti che eravamo
in ospedale, ci dissero che era morto.
Era morto sul pavimento del bagno?
JOE: Sì, lo era. Speravo
che così non fosse, ma era già morto da un po'.
Rick, tu dov'eri?
RICK
STANLEY: Io
ero appena tornato. Ero stato con lui la notte precedente. Mi chiamò e mi
chiese di andare al piano di sopra e gli portai le sue pillole per dormire.
Parlammo per un po' e poi gli augurai la buonanotte. Poi mi chiamò nuovamente,
salii di sopra e parlammo ancora. Mi guardò e disse: "Cosa penserà la mia
bambina quando leggerà questa roba?" (Elvis si riferiva al libro ‘Elvis
What Happened?’). Io gli risposi "Beh, Elvis...non so...".
C'era un libro in quel periodo su di lui?
RICK: Sì signore! Rivelava
al pubblico la sua vita privata. Lui era sconvolto per questo. Voleva sapere
cosa ne avrebbe pensato Lisa e cosa ne pensavano i fans. Poi parlammo della mia
relazione, dei problemi che avevo avuto con la droga e di quanto ho avuto
bisogno del Signore. E otto ore dopo, lui era morto.
Come l'hai saputo?
RICK: L'ho saputo quando arrivò
David, mio fratello minore. Gli dissi: "David, Joe dice che dobbiamo
svegliarlo ad una certa ora, perchè dobbiamo partire per il tour e dobbiamo
ancora fare alcune commissioni. Quindi, ad una certa ora,
sveglialo".
Feci le ultime
cose che dovevo fare, ero seduto ad un ristorante. Io e Larry avevamo questa
brutta sensazione, come se dovesse succedere qualcosa di brutto. Non mi era mai
capitato prima. Me ne andai dal ristorante e andai a Graceland. C'era
un'ambulanza parcheggiata davanti. La prima cosa che pensai fu: "Sarà per
mia nonna, la nonna di Elvis, o forse è accaduto qualcosa a mio padre, Vernon
Presley". Ma quando entrai a Graceland mi trovai nel caos...
Ma tu hai avuto una premonizione?
RICK: Sì signore, l'ho
avuta.
David, tu eri nella casa?
DAVID
STANLEY: Ero
nella piscina quando Amber, un'amica di Lisa, arrivò e disse: "Elvis ha
qualcosa che non va". C'era un mio amico che si chiama Mark White, che
conoscevo da anni. Gli dissi che lo dovevo portare via da lì. Non pensavo
stesse succedendo nulla di male, non ho pensato al peggio ovviamente. Intendo
dire che Elvis era stato male, ma pensare al peggio non è mai stato il mio
primo pensiero. Dissi a Mark che dovevo riportarlo a casa. Mentre tornavo
indietro, un'ambulanza stava entrando nella via d'ingresso. Seguii l'ambulanza
e questa si fermò davanti alla porta di casa. Andai sul retro, e ad un certo
punto mi trovai davanti Joe Esposito, Charlie, Vernon e Sandy Miller (amica di Vernon)
e altre persone, tutte intorno ad Elvis. Capii che Elvis era morto.
Sai, il ricordo
di ciò che vidi, ancora oggi mi tormenta perchè quando guardai e vidi Elvis
Presley steso a terra, morto, non stavo guardando alla star o al re del
rock'n'roll, ma guardavo ad un uomo che mi aveva accolto 17 anni prima con un
abbraccio e mi dava il benvenuto nella sua vita. Quindi per me fu un tragico
giorno.
Venne portato
giù per le scale e venne messo sull'ambulanza. Joe saltò sull'ambulanza e anche
il Dr. Nick. Io corsi per la casa. Vidi Billy Smith, che mi chiese: "Che
succede?"; gli risposi: "Qualcosa non va ad Elvis...Credo che Elvis
sia morto".
Andammo al
Baptist Hospital. Arrivammo circa 10 minuti dopo l'ambulanza. Entrammo in una
piccola stanza, dove c'erano già alcune persone: Joe, Charlie, e altri.
Restammo lì finchè non arrivò il medico che, scuotendo la testa, ci disse:
"E' morto".
Fu una strana
sensazione. Fu come quando ci fu l'assassinio di Kennedy. E' ironico che io
dica questo, visto che sto qui a Dallas, in Texas (dove Kennedy venne ucciso).
Come ci si sente ad essere una delle prime persone a sapere una notizia che
metterà sotto shock il mondo intero? Fu un giorno tristissimo, un giorno
tragico per tutti noi.
Connie Stevens, dov'eri tu quando Elvis morì?
CONNIE
STEVENS: Non
ricordo esattamente dov'ero, ma fu catastrofico per me, perchè avevo di lui un
ricordo molto tenero. Avrei voluto esserci in quel momento. Pensavo che avrei
dovuto esserci...Forse avrei potuto essere d'aiuto.
Come l'hai saputo?
CONNIE: L'ho saputo come
chiunque altro, vedendo le notizie. Forse era destino che accadesse. Sembrava
un percorso che lui stava seguendo, andando verso la fine.
Quando vi siete frequentati, era una cosa seria?
CONNIE: Beh, non so quanto
serio fosse. Diciamo che era una cosa seria per me.
Eri innamorata di lui?
CONNIE: Sì, ripensando ai
primi giorni, sì, lo amavo. Ma tu sai cosa successe tra di noi? Noi eravamo
come due roboanti meteoriti. L'unica cosa che sapevo era che lui era destinato
a qualcosa che andava in una direzione diversa rispetto alla mia, e che
venivamo da due mondi diversi. Ci siamo divertiti moltissimo insieme, è stata
un'esperienza elettrizzante! E non c'erano droghe! No, sai, era tutto molto
innocente e tenero. Ma io sentivo che lui era destinato a qualcosa di grande
nel mondo, e questo mi spaventava un po'.
PRISCILLA PRESLEY: Stavo andando ad un appuntamento...
A Los Angeles?
PRISCILLA: Sì, a Los Angeles.
Joe Esposito chiamò i miei genitori, dicendo che aveva bisogno di parlare con
me. Loro lo riferirono a mia sorella e mia sorella venne al mio appuntamento,
dicendomi che qualcosa non andava, che Elvis stava male ed era in ospedale.
Tornai a casa. Il telefono stava suonando, ed era Joe al telefono, il quale mi
disse che stava mandando un aereo a prendermi per portarmi a Memphis.
Non ti disse che...
PRISCILLA: Sì, me lo disse. Mi
disse che Elvis era morto.
Rick, ora, tu sei il suo fratellastro. Quindi avete lo stesso padre, giusto?
RICK: No, in realtà Gladys
Presley morì nel 1958. Mio padre e mia madre divorziarono nel ‘59. Dopo il
divorzio, mia madre sposò Vernon Presley, il padre di Elvis.
Questo intendo: avete lo stesso padre.
RICK: Sì, patrigno. Lui fu
un amorevole e attento patrigno.
Quanti anni avevi?
RICK: Avevo 6 anni.
Arrivai a Graceland e quando entrai mi sembrava un regno magico, essendo un
bambino. Quando entrai alcuni ragazzi erano lì, non ricordo se c'era anche Joe,
ma ce n'erano alcuni. Comunque conobbi Joe quando avevo 6 anni. Scesi le scale
e per la prima volta lo incontrai (Elvis). Era là e stava ascoltando musica
gospel.
Tu hai tenuto il cognome di tuo padre, Stanley, giusto?
RICK: Sì. Abbiamo voluto
tenerlo perchè avevamo un grande rispetto per nostro padre. Elvis disse:
"Ho sempre voluto avere dei fratellini, e ora li ho".
David, qual è il tuo ricordo del primo incontro con Elvis?
DAVID: Beh, come Rick, quando
arrivai avevo 4 anni e molte persone mi chiedono come fu il mio primo incontro
con Elvis, come è stato crescere con Elvis? Beh, Larry, devi capire che a 4
anni non sapevo come fosse Elvis Presley. Ero solo un bambino, arrivato con i
miei 2 fratelli. Quella era la nostra nuova casa. Ricordo che poco dopo essere
arrivati, Elvis ci mostrò la casa. Il giorno dopo uscimmo nel giardino e
c'erano giocattoli che qualunque bambino avrebbe voluto. Non sapevo cos'era un
‘hound dog’, ma sapevo chi era Babbo Natale...solo che non sapevo che aveva le
basette!
Era generoso?
DAVID: Oh, sempre! Non ho
mai visto una persona, prima e dopo Elvis Presley, dare così tanto come ha
fatto lui: il suo tempo, il suo amore, i suoi soldi. Potevi mettere sottosopra
il mondo se Elvis era con te.
RICK: Elvis aveva anche l'abilità di riconoscere il desiderio. Da bambino era cresciuto nella povertà, non aveva mai avuto nulla. Ma quando poi ne ebbe la possibilità, iniziò a donare, e penso che questo sia un dono.
Connie, come è stato il vostro primo incontro?
CONNIE: Stavo facendo
‘Hawaiian Eye’ e lui era un fan dello show. Venni invitata ad una festa o
qualcosa del genere, e lui chiese se poteva venirmi a prendere. Gli dissi:
“OK”.
Tutta la mia
famiglia sapeva che Elvis sarebbe venuto a prendermi, così si nascosero dietro
le tende e mio padre era fuori che annaffiava il giardino.
Dove successe?
CONNIE: A Los Angeles.
Indossava un berretto da marinaio. Mio padre stava innaffiando il giardino e io
spiavo dalla finestra. E lui era lì che mi aspettava. Nell'arco di 5 minuti,
lui e mio padre stavano già chiacchierando e ridendo. E io pensai: "Ma che
sta succedendo là fuori?".
Così uscii, e
rimasi lì impalata ad aspettare altri 5 o 10 minuti, nell'attesa che finissero
di parlare. Poi andammo alla festa. Mi chiedeva sempre di cantare e voleva che
cantassimo insieme. E' stato molto divertente. Il giorno in cui Elvis morì mio
padre disse: "Quello è il ragazzo con cui avresti dovuto stare". Era
il suo preferito.
Non ti ha mai chiesto di fare un film con lui?
CONNIE: No, non l'ha fatto. A lui
piaceva moltissimo recitare, ed era molto nervoso a riguardo. Voleva fare le
cose fatte bene. Ricordo che mentre andavamo al luogo per le riprese di ‘Kid
Galahad’ era molto nervoso.
E' stato un bel periodo quindi?
CONNIE: Sì, ci siamo
divertiti un sacco, e lui baciava molto bene. Rimanevo come una papera cotta,
credetemi!
Joe, che mi dici riguardo le molte donne e i tradimenti di Elvis?
JOE: Bisogna intanto
capire Elvis. Se lo avessi conosciuto, avresti capito com'era. Elvis amava
molto le donne e le donne amavano molto stare con Elvis. C'era qualcosa in lui
che portava le donne ad accudirlo, a far uscire in loro l'istinto materno.
CONNIE: Sì...
JOE: Non importa cosa lui
dicesse o facesse. Voglio dire, lui ha fatto un sacco di errori con le donne,
ma loro continuano ad amarlo ancora oggi. Ed è bello vedere oggi Connie parlare
della loro storia.
Rick, perchè Elvis aveva bisogno di un entourage? Perchè così tante persone dovevano stare intorno a lui?
RICK: Quando entri nel
mondo di Elvis Presley tutto cambia. Era un modo completamente diverso di
intendere la vita.
Non poteva vivere nella solitudine?
RICK: Poteva quando andava
nella sua stanza...
Sì, ma intendo dire, lui non poteva essere come una semplice persona e andare fuori a cena?
RICK: No, non gli piaceva.
Sai, le persone nel corso degli anni mi hanno detto che sarebbe stato
probabilmente più felice se non avesse avuto intorno così tanta gente. Ma
questo non è il caso, perchè se tu sei una persona famosa, esci tra il pubblico
e la gente non fa un gran rumore, vuol dire che forse così famoso non sei. Così
lui si divertiva nel vedere la gente contenta nello stargli vicino. Aveva i
ragazzi vicino perchè poteva tranquillamente essere se stesso. Noi gli volevamo
bene, con tutti i suoi difetti e tutto il resto; avremmo fatto qualsiasi cosa
per lui. Eravamo tutti insieme una famiglia.
David, aveva bisogno davvero di tutte quelle persone?
DAVID: Sì, penso che Elvis avesse
bisogno delle persone vicino a lui. Non gli piaceva stare solo, come diceva
Rick. Era molto pignolo riguardo la gente che gli stava vicino e gli piaceva
divertirsi. Per Elvis era una questione di fiducia. L'unica persona di cui si
sia davvero fidato era sua madre, specialmente all'inizio della sua carriera. E
quando l'ha persa, tutto ciò che gli era rimasto erano i ragazzi vicino a lui.
Joe, Lamar, Red e Sonny gli erano vicini già da molto prima che arrivassimo
noi. La lealtà era la cosa più importante per lavorare con Elvis e trascorrere
del tempo con lui.
Connie, tu hai detto che quando è venuto a prenderti, quella sera, era solo...
CONNIE: Beh, non so...credo
di sì...non ricordo. E' passato molto tempo. Forse qualcuno dei ragazzi era in
macchina, ma comunque si è presentato alla porta da solo.
C'era una certa
timidezza in Elvis che non tutti capiscono. Quando era giovane, lo impaurivano
un po' gli estranei o certe situazioni in cui si trovava; e nel periodo in cui
ci frequentavamo, gli dissi che non ce la facevo proprio a cenare ogni sera con
altre 11 persone. Andammo anche al cinema, ma ogni volta era un caos: entravamo
dopo che il film era iniziato ed uscivamo prima che fosse finito...
JOE: Elvis non si sentiva molto a suo agio in mezzo alla folla. Secondo me è perché, quando era ragazzino, non ha avuto amici. Tutti lo vedevano come un ragazzo strano e nessuno voleva essergli amico. Penso sia per questo che, quando è diventato famoso ed ha avuto la possibilità di avere amici, li ha voluti tutti vicino a lui. E come ha detto Connie, lui era molto timido, che ci si creda oppure no. Molte persone non se ne rendono conto, ma lui si sentiva molto a suo agio tra i suoi amici. Questo è anche il motivo per cui non andava alle feste ad Hollywood: non si sentiva a suo agio in quelle situazioni. Preferiva starsene tra i suoi amici, tra le persone che conosceva.
Rick, come spieghi il carisma che aveva sul palco?
RICK: Il carisma di Elvis penso
sia stato un dono di Dio. Joe ti sa dire di più su questo, visto che è stato
vicino a lui per molto tempo...
Joe cosa ne pensi?
JOE: Penso che Rick abbia
ragione. C'era una aura intorno ad Elvis. La prima volta che gli strinsi la
mano, sentii subito che c'era un calore speciale in lui, e penso che i fans
sentano la stessa cosa.
Non è facile da
spiegare...Non si può spiegare come succedeva, ma quando Elvis cantava davanti
a 20.000 persone, ognuno aveva la sensazione che cantasse proprio per lui.
Questo turbava Elvis.
David, se Elvis era timido fuori dal palco, non lo era sicuramente quando si esibiva...
DAVID: Sì, era il suo luogo
ideale. Era un uomo con un incredibile dono, un'incredibile presenza e un
magnetismo che ha dominato l'intero mondo del rock'n'roll. La gente dice che è
uno dei personaggi più influenti del ventesimo secolo, ma io dico che è stato
uno degli esseri umani più influenti del ventesimo secolo.
Come ti sei sentita di fronte a tutta questa attenzione per la sua morte?
LISA MARIE
PRESLEY: E' stato un momento molto particolare, specialmente passando
attraverso le diverse fasi di ciò che è successo. C'erano moltissime persone in
lutto davanti a me.
Persone che
svenivano, che si trascinavano. E ricordo che guardavo la bara che era lì, e
alla quale passavano davanti. Ricordo che non sapevo cosa fare, perchè ero
ancora piccola e non potevo fare da sola. E' stato uno shock.
Non hai avuto il tempo per disperarti?
LISA
MARIE: Non in quel momento. Era una situazione pesante. Ero praticamente
sotto shock e tutto successe così velocemente...
Joe, era infelice Elvis?
JOE: A volte sì. Molte
volte lo è stato. Era un essere umano, come tutti noi, e come tutti noi
diventava infelice. Elvis non era un Dio, come molti vogliono credere e far
credere. Era umano come noi, e si rattristava quando le persone dicevano
qualcosa di spiacevole su di lui. Ma per la maggior parte del tempo era di buon
umore, amava divertirsi, avere persone vicino a lui.
A cosa gli servivano le pillole che prendeva?
JOE: Beh, a volte si lavora
duramente, si va a dormire tardi e bisogna alzarsi la mattina, così si deve
prendere qualcosa per svegliarsi, ma che poi ti tiene sveglio troppo a lungo, e
allora prendi qualcosa per riuscire a dormire e poi qualcosa per svegliarti la
mattina seguente. E tutto questo diventa un circolo vizioso. E tutti noi
sappiamo che questo procura dipendenza.
Ma alcune persone hanno fatto lo stesso e non sono diventati dipendenti...
JOE: E' vero. Alcuni lo
diventano, altri no. Ma Elvis era una persone soggetta alla dipendenza. Tutto
ciò che faceva, lo faceva agli estremi. Lui pensava che se una pillola
funziona, allora due fanno meglio. Noi ora sappiamo che questo non è vero.
I medici hanno alimentato il problema?
RICK: Penso di sì.
Le prendevi anche tu?
RICK: Sì, le prendevo
anch'io. Erano medicine prescritte. Prendevo tutto ciò che prendeva lui.
Tu le prendevi perchè le prendeva lui?
RICK: Beh, le prendevo
perchè mi piaceva la sensazione che davano. C'erano pillole dimagranti e
pillole per dormire, e poi, occasionalmente, se si faceva male ad un braccio o
altro magari cavalcando, prendeva antidolorifici. Ed io ci sono caduto dentro.
Mi piaceva l'euforia che davano.
Anche a lui piaceva l'euforia?
RICK: Sì. Solo dopo capimmo che
stava perdendo il controllo. Penso sia stato negli ultimi anni che l'ha perso
totalmente.
Ma tu hai smesso, giusto?
RICK: Sì, ho smesso il 16
Ottobre 1977, 2 mesi dopo la morte di Elvis, quando ho deciso di diventare
sacerdote. Me ne sono andato da tutto quanto.
David, eri anche tu dipendente?
DAVID: Sì, prendevo un
sacco di medicine. Elvis iniziò a prenderle per la vita snervante e faticosa
che conduceva. Ma l'uso occasionale divenne un abuso. Due pillole divennero
quattro, quattro divennero sei, sei divennero otto; e come diceva Rick,
nell'ultimo paio d'anni della sua vita, ci siamo ritrovati con una persona
dipendente che prendeva dosi massicce di farmaci.
Alla gente non
piace guardare la televisione e sentirci parlare di queste cose, ma loro devono
capire che Elvis Presley era un essere umano responsabile per se stesso. Molte
persone parlano di quello che è successo. Perchè non l'avete fermato? E' stato
detto: "Come si può salvare un uomo da se stesso?".
David, perchè
non l'hai fermato? Ehi, quando hai 17/18/19 anni non puoi dire a tutti ciò che
devono fare, specialmente ad Elvis Presley. Ma la tragedia della mia vita e di
quella di coloro che hanno vissuto vicino ad Elvis, fu guardare quest'uomo,
questa icona, questa persona che amavamo molto andare verso l'autodistruzione,
che alla fine gli è costata la vita.
E vedere la
gente, oggi, è ancora più assurdo. Ventisei anni dopo la sua morte, chiedono:
“Chi ha ucciso Elvis Presley? E' stato il Col. Paker? Rick ha ucciso Elvis?
David ha ucciso Elvis? Il Dr. Nick ha ucciso Elvis?”. Questa è la tragedia e i
fatti parlano da soli: Elvis Presley ha ucciso Elvis Presley, e non c'è stato
nulla che qualcuno di noi abbia potuto fare.
Il prezzo della
fama e il prezzo che si paga nel diventare dipendenti come Elvis ti costa la
vita. Il 16 Agosto 1977, all'età di 42 anni, la più grande star del rock'n'roll
è diventato un essere umano. Il re è stato ‘umanizzato’ ed è morto per un abuso
di farmaci.
Connie, quando hai visto l'aumento di peso e tutto il resto, ti sei preoccupata?
CONNIE: Sì, sapevo che era
nei guai. Noi ci abbiamo provato. Joe se lo ricorda. Ricordo che io e Bill
Medley ne parlavamo una sera e abbiamo deciso di andare da Elvis quella sera.
Così chiamammo Joe all'Hilton e dissi che stavamo arrivando. Lui disse che era
una buona cosa portarlo fuori. Arrivammo da Elvis e lui era così felice di
vederci. Gli piaceva l'idea che lo portassimo fuori, ma non successe mai.
Perchè?
CONNIE: Lui entrò in una
stanza, dicendo che tornava subito. Tornò dopo un'ora e mezza e disse che gli
dispiaceva...Era totalmente diverso...Mi abbracciò forte e disse: "Bene.
Questo è un bravo ragazzo. Ti voglio tanto bene". Mi abbracciò ancora e io
capii che stava morendo. Ormai era irraggiungibile e questo mi rattristò
moltissimo.
Qualcuno ha provato a prendere il controllo di tutto questo, Joe?
JOE: Noi tutti abbiamo
provato. Gli abbiamo parlato molte volte, notte dopo notte. E sai, alcune volte
stava seduto ad ascoltare; altre volte si arrabbiava e ti diceva di andartene
al diavolo.
RICK: Esattamente....
JOE: Ma bisogna ricordare che ora le persone sanno che le medicine portano assuefazione e dipendenza. Nella famiglia di sua madre ci sono stati vari problemi di questo tipo: dipendenza da alcool e da droghe. Molti sono morti in giovane età, tra cui i suoi cugini Junior Smith e Bobby Smith.
Quindi tu pensi che abbia ereditato una propensione a questo?
JOE: Assolutamente sì.
Lui non beveva perchè sua madre beveva molto, ma è andato in un'altra
direzione.
Quale è stata la sua forza?
LISA MARIE: La sua grandezza era
il suo spirito, che usciva attraverso la sua musica e la sua voce. E quando lo
conosci, sia come essere umano che come artista, puoi vedere la sua anima, la
sua personalità uscire attraverso la musica.
Rick, tu hai detto che Elvis è morto per un abuso di farmaci...
RICK: Sì. Tutti
negli anni '70 erano sotto farmaci. Quando Elvis morì, il mondo rimase sotto
shock anche perchè le persone si sentirono tradite quando scoprirono che lui
aveva una crepa nella sua armatura, perchè tutti pensavano non fosse come
Hendrix o la Joplin. Invece scoprirono che non era perfetto e si sono sentiti
traditi.
Joe, quando iniziò il discorso di ‘Elvis è vivo’? Non fu lui a morire?
JOE: Qualche pazzo si è
inventato un modo per far soldi su Elvis, ed è stato scritto un libro dove si
dichiara di aver visto Elvis qui oppure là. E i nastri registrati sono tutte
fandonie, tutto per far soldi.
La cosa triste
è che qualcuno ci crede, alcune persone credono che Elvis sia ancora vivo. Ma
lui è morto! Se n'è andato!
David, è stato un funerale incredibile?
DAVIDE: Assolutamente. Il
corpo venne messo nella casa e letteralmente migliaia di persone vennero a
salutarlo. Sacchi di lettere, fiori da tutto il mondo. E' stata una cosa
fenomenale.
E mentre noi
stavamo lì, sembrava tutto surreale. E sai, passare vicino alla bara, posare la
mia mano sulla sua e dirgli addio è stata la cosa più difficile che abbia mai
fatto, perchè, lo ripeto, lui non era il re del rock'n'roll, non era una
superstar, era mio fratello maggiore. Era una persona che si occupava di me. Mi
manca, mi manca molto. E' stata la persona che più ha influenzato la mia vita.
E' stato un buon fratello, Rick?
RICK: Il migliore. Quando
ero nei guai, non mandava qualcuno a prendermi, ma ci veniva personalmente. Venne
personalmente alla prigione quando venni arrestato nel ‘75 per droga. Quando
entrai in riabilitazione per la droga, mi chiamava. Ogni sera venivano a dirmi:
"C'è il Sig. Presley al telefono"; io andavo a rispondergli e mi
chiedeva sempre se andava tutto bene e quando sarei uscito. Elvis era una gran
persona. Abbiamo visto tutte quelle persone passare davanti alla bara, più di
80.000 persone in due giorni. Noi abbiamo apprezzato il gesto dei fans, ma per
noi era il fratello maggiore, il migliore amico, il capo, tutto!
Joe, che tipo di amico era?
JOE: Un grande amico. Non si
potrebbe chiedere un amico migliore. Come hanno detto i ragazzi, se avevi un
problema, lui si sedeva e voleva parlarne. Ma se lui aveva un problema, non ne
parlava. Amava ascoltare i tuoi problemi, tentando di risolverli, sia che fosse
un problema personale o economico. Era una persona molto attenta, questo
sicuramente! Ma purtroppo Elvis non ha saputo aiutare se stesso.
Com'era nella relazione, Connie?
CONNIE: Era molto dolce.
Sai, abbiamo perso i contatti, ognuno ha preso la propria strada, con matrimoni
e figli.
Joe Esposito, un nome che non è stato menzionato è il Colonnello Parker. Che importanza ha avuto nella vita di Elvis?
JOE: E' stato molto
importante. Elvis e il Colonnello erano una squadra, che ci si creda o no.
Certo, il Colonnello non era perfetto, ma non penso che nessun altro avrebbe
potuto dirigere la carriera di Elvis in modo migliore. Ha cercato di aiutare
Elvis, ma Elvis era una testa dura.
Rick, il Colonnello ha tentato di fermare Elvis dalla dipendenza dai farmaci?
RICK: Sì, il Colonnello ha
provato, sia personalmente sia tramite altre persone, ma Elvis faceva quello
che voleva. Elvis Presley è diventato Elvis Presley andando controcorrente, e
quindi era molto, molto difficile metterlo seduto e fargli fare qualcosa. Il
Colonnello comunque si occupava di tutto, Elvis non doveva preoccuparsi di
nulla.
David, Elvis capiva la musica di colore, giusto?
DAVID: Certamente! Era nelle sue
radici. Negli anni ‘50 qualcuno pensava che Elvis fosse nero. Cantare quel
genere di musica è stato ciò che ha reso famoso Elvis Presley. Lui aveva un
meraviglioso sound del rock/blues del Sud.
RICK: Lui amava moltissimo la musica. E la sua musica è incredibile. Se ascolti la musica gospel che cantava, lui la amava così tanto! Questa musica parla alla vita delle persone.
Joe, continuerà ad essere ricordato?
JOE: Certo che lo sarà.
Non avrei mai pensato che dopo 26 anni saremmo stati ancora qui a parlare di
lui, ma penso che andrà avanti così per sempre. Ora un sacco di ragazzi giovani
amano Elvis. Ti dico una cosa: ho visto il concerto di Lisa Marie la settimana
scorsa a Springfield, Illinois: quella ragazza è davvero brava! Ha una
bellissima voce.
Un po' assomiglia al padre nel modo di fare...
JOE: Ha i suoi stessi
modi. Le viene naturale. Ha una voce profonda e sono sicuro che se continuerà a
lavorare con impegno, continuerà a tenere in vita Elvis.
Connie, tu pensi che continuerà ad essere ricordato?
CONNIE: Oh,
sicuramente! Più passa il tempo e più diventa grande, sempre più grande.
Grazie a tutti per la partecipazione.