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"Mmmmmm? Huhhhh". Non inspirai nemmeno per metà, mentre tentavo di mettere insieme una qualsiasi piccola risposta alla domanda fatta da Elvis con la voce assonnata, che stava mormorando a malapena in un sussurro rauco.
"Ohhhh...Signore!...Kathy... Kathyyyy?... Dove siamo?" . Riuscivo a malapena a sentirlo, sebbene fosse proprio accanto a me.
"Hmmm? Cosaaaa?". Riuscivo appena a rispondere, non volendo in realtà essere ancora disturbata.
"Kathy, in quaaleee...città....(respira)....siamooooo? Whew! Kathyyyy?... Dove siamo?".
Ho tentato un esame approfondito della stanza, come se stessi giocando ad una partita di "Clue" ("Indizio") e mi ponessi domande sul Colonnello Mustard, ma ero in difficoltà nel riuscire a vedere bene.
I miei occhi erano gonfi dal vento del deserto (indizio #1) e poi dovevo schiarirmi la gola (indizio #2)... e schiarirmi la gola...e schiarirmi la gola per poter rispondere pure io con solo un sussurro. Mi stavo chiedendo se mi era rimasta un minimo di voce per potergli rispondere. Pensavo tra me e te: "Ahhh...Gola di Las Vegas. Ho la Gola di Las Vegas". So dove siamo!
(A pensarci, forse è stata l'unica volta in cui ho ringraziato la Gola di Las Vegas nell'arco di tutta la mia carriera quando mi sono esibita con vari altri artisti a Las Vegas. Lei me l'ha detto...la mia gola mi ha detto...che eravamo...a...Las Vegas).
Mentre mi voltavo a sinistra, lontano da lui, e non avendo ancora guardato verso di lui alla mia destra, ho dovuto prendere il mio bicchiere di acqua, che era al Numero Uno della mia lista al momento. Tra un sorso e l'altro, iniziai a dire qualcosa, senza ancora averlo guardato.
"So dove siamo. Uhhh. Vegas" (Sorso, sorso). "Siamo a...(sorso)...Las Vegas".
Tutte le volte in cui ho lavorato a Las Vegas, per qualche ragione...la vecchia canzone del film western "Water...water...cool...cool...water (Acqua...acqua...fredda...fredda...acqua) girava nella mia mente.
Appoggiai il bicchiere ed avevo ancora sete. La famigerata aridità di Las Vegas mi faceva sentire come se avessi potuto ingoiare il lago Erie ed avere ancora sete.
Secondo il filosofo di fama mondiale Felton Jarvis (il produttore dei dischi di Elvis...ahem...) cito: "Kathy, loro dicono sia l'alkalai nel deserto di Las Vegas a causare la gola di Las Vegas".
Non ero ancora abbastanza sveglia per capire se eravamo appena arrivati lì per un tour di una notte oppure...se eravamo lì da cinque settimane a fare due spettacoli a notte senza sosta.
L'ingaggio poi durò quattro settimane, ma venne preceduto da circa una settimana di prove. (In quei giorni non ci furono "Notti Scure", come venivano chiamate, per qualunque showroom, come ci sono oggi. Una notte libera. Nessuno spettacolo per una notte in un mese di ingaggio).
Presumo che entrambi realizzammo che eravamo lì da settimane, ma Elvis disse: "Oddio...mi sto perdendo di nuovo. Ho sognato che eravamo in una città da qualche parte, ma non sapevo dove fossimo ed io avevo bisogno di dire qualcosa al pubblico".
(Sogni comuni a qualsiasi artista: "Ho perso il mio costume ed adesso devo andare avanti! Ho perso l'aereo! Ho dimenticato la valigia! Sono nel parcheggio sotterraneo dell'arena, ma non riesco a trovare l'ascensore per andare al piano del palcoscenico! Non ricordo il testo della nuova canzone! Dov'è il resto del gruppo? Non entrerò sul palco!" Per gli spettacoli TV o i film: "Dove dovrei stare per la telecamera e le luci adesso? Non ci sono riuscito! Sono bloccato in...") Spero capiate cosa voglio dire.
"Beh, almeno tu hai sognato! Io non so se ho sognato oppure no. Gli umidificatori sono accesi?" chiesi, mentre ascoltavo il suono di Elvis che si alzava e si metteva seduto, ma sì...sbattendo la testa contro la testiera, come al solito. Almeno stavolta era ancora troppo assonnato per sbatterla troppo forte mentre inclinava la testa all'indietro, e c'era l'imbottitura, pertanto era più morbida, eppure ho sentito ancora un silenzioso "Dannazione!", mentre rideva di se stesso.
(Spesso si complimentava con me per la mia capacità di ridere di me stessa. Credo di essere nata fatta così, ma certamente ho coltivato questa capacità durante gli inizi della mia carriera nelle commedie o commedie musicali). Questa era una caratteristica accattivante che Elvis aveva. Se solo tutti potessero ridere di loro stessi o della vita in generale...semplicemente non prendendo la maggior parte delle cose di tutti i giorni così seriamente... *Sigh*).
Lui iniziò a pettinarmi i capelli con le dita, mentre bevevo il mio secondo bicchiere d'acqua, perchè non mi ero ancora voltata per cercare di vederlo o per dargli il buongiorno.
Non appena posai il bicchiere, mi tirò verso di lui, mentre mi sfiorava i capelli e fui costretta a guardarlo dritto in faccia. I miei occhi devono aver cambiato forma trasformandosi in giganti piatti marrone/nero mentre trattenevo la risata, ma lui non se ne accorse con i suoi blu mezzi chiusi.
Grazie al Cielo mi abbracciò per darmi il buongiorno, così trovai una scusa per lasciar andare la mia risata, senza rendere evidente che stavo ridendo di lui. Continuò ad accarezzarmi i capelli, mentre sorrideva dolcemente dicendo:
"I tuoi capelli sono pieni di elettricità questa mattina" (anche questa è una sindrome del deserto di Las Vegas).
"Per cosa stai ridendo?" mi chiese, poiché notò che stavo facendo di tutto per non ridere.
"Anche i tuoi capelli! Pieni di elettricità! Uh...hai camminato ancora nel sonno? Uhhh....per caso hai messo le dita nella presa della corrente?".
Passò le sue dita in quella che pensava fosse la sua "pettinatura", mentre sbadigliava e solo nel sentire la sensazione...i suoi occhi finalmente si aprirono e fece passare un sussurro questa volta con un "OhmmioDDio! Dovrò chiedere a Pat (Perry) o Charlie di aiutarmi con questi".
Cercai di aiutarlo a premerli giù con le mani e le dita, ma continuavano a tornare in piedi. I suoi capelli erano così fini che non c'era speranza. I miei capelli erano folti, lunghi ed un po' ondulati e ci voleva un'aria molto secca per non farli stare a posto. Ci siamo arresi.
"Che ore sono?", Elvis raramente si preoccupava dell'orario...a meno che non fosse troppo tardi per preoccuparsi.
Chiesi: "Charlie non è ancora venuto a svegliarci?". Guardammo l'orologio ed erano già le 4.00 del pomeriggio. Eravamo andati a letto tardi quella notte. Quasi a mezzogiorno. Dopo gli spettacoli della sera precedente, Elvis aveva voglia di cantare, ed ha voluto che io cantassi per i suoi ospiti e suppongo che la consapevolezza del tempo avesse abbandonato la suite, dato che sono stati fatte più esibizioni lì quella notte, che nei due spettacoli che avevamo appena finito.
Avevamo dormito forse tre o quattro ore, che era normale per tour di una notte, ma non per Las Vegas. "Ohhhh, Perché, perché, perché siamo rimasti alzati così tanto la notte scorsa!". Mi lamentai mentre lo fissavo. Abbassò la testa in un falso "Scusa" ed uno sguardo laterale, seguito da un "Non ti ricordi, tesoro?".
"Che schifo! Sei disgustoso!".
Ci trascinammo alla fine del letto e ci sedemmo per un secondo. Ero ancora assonnata, assetata e disgustata. "Oh...abbiamo bisogno di trovare Charlie o qualcuno. Non so tu, ma io ho bisogno di caffè! Più di una tazza di caffè. Una pentola di caffè. Whoa! Ecco cosa è successo! Anche Charlie è rimasto in piedi tutta la notte!
(Per i nuovi lettori qui, vi dico che il significato di giorno e notte per noi era opposto di quello che viene normalmente usato. "Notte" significa "giorno" e pure io potrei sbagliare nello scrivere quando si è a metà di ciascuno).
Mentre stavamo seduti in fondo al letto, ognuno di noi iniziò a sbadigliare. La parola "sbadigliare" è interessante per me, poiché uno sbadiglio suona esattamente come la parola quando detta ad alta voce.
(Oh...scusatemi...ma quelli di voi che hanno familiarità con me sanno che amo le parole in tutte le lingue ed ho una insaziabile - come la sete nel deserto di Las Vegas - curiosità sulle loro origini. Sì, la maggior parte di voi sanno, se avete letto qualsiasi altra mia nota, questa era uno dei passatempi/abitudini anche di Elvis, ed una cosa in più che avevamo in comune).
"Wow!" ho proseguito "beh, almeno non sono le 7.00 di sera questa volta". Qualche volta è successo. "Abbiamo tempo per la colazione?" speravo.
"Vuoi mangiare qui oppure uscire per andare nella sala da pranzo?".
"Non ha importanza. Ho solo fame e voglio caffè! Prenderò un tè con limone e miele nella sala da pranzo".
Lui sbadigliò enormemente. Io sbadigliai ancora di più. Lui sbadigliò....io sbadigliai... (Avevo intitolato questo capitolo "Gli sbadigli", ma era iniziato con moltissime questioni).
Decidemmo di chiamare per avere prima il caffè, poi fare la colazione dove eravamo. Tuttavia...nessuno arrivava.
Entrambi sbadigliammo e sbadigliammo e sbadigliammo. Alla fine gli diedi una gomitata per fermarlo, così non avrei più sbadigliato, perché sono "contagiosi", e mentre lui si voltò verso di me fingendo che gli avessi fatto male, sbadigliò ancora. Io sbadigliai ancora. Ricordo di aver quasi urlato troppo forte: "Smettilaaaaaaaaaaaaa".
Mentre lui sbadigliava ed io sbadigliavo ancora...lui disse un pensiero.
"Sai perché stiamo sbadigliando così tanto?"
"Perché siamo stanchi, scemo". Risi "e se uno di noi sbadiglia, quell'altro gli va dietro!".
"Sai cosa mi disse Mary Tyler Moore sul set riguardo gli sbadigli?"
"No. Cosa?".
"Lei disse che è perché in realtà non vogliamo farlo. Tu in realtà non ti senti come se stessi facendo uno spettacolo. Questo è ciò che non va in noi in questo momento. Noi non vogliamo fare lo spettacolo stasera".
"Beh, potrebbe essere vero, ma..." (ed io fortemente enfatizzai questo guardandolo dritto negli occhi) "Io sto sbadigliando...perchè non avrei dovuto rimanere alzata tutta la notte a cantare con te! Oh...Signore Aiutami...ricordami di portare la mia sveglia da viaggio alle sessions di canto, così saprò a che ora devo andare (sbadiglio)...a letto".
Allora lui sbadigliò.
Charlie vagò dentro alla stanza dopo aver urlato, chiedendo se poteva entrare. Entrò...dannatamente...sbadigliando.
"Sono venuto a controllare per assicurarmi che foste svegli. La colazione è pronta qui fuori (sbadiglio). Ho ordinato una pentola di caffè per voi due. Quando volete. Hmmm...state bene voi due?".
Mentre si spostava per entrare nella sala, girarsi ed uscire dalla stanza di fronte, in modo assonnato, urlò: "Voi due mi avete fatto preoccupare. Non vi ho mai visti così calmi. Spero non vi stia succedendo qualcosa...".
Non ricordo la consegna del caffè o l'aver mangiato la colazione. Dovrei...ma non lo ricordo. Abbiamo mangiato lì nella stanza o siamo usciti nella sala da pranzo della suite. L'ultima cosa che ricordo è il vento del deserto che ululava, sebbene la stanza fosse sigillata. La Canzone del Deserto stava suonando forte e chiaro. Ed, ovviamente, abbiamo pensato di iniziare a cantare/intonare proprio come avevo fatto con mio padre un centinaio di volte e come solista in diversi musical.
Ed, ovviamente, ad Elvis piaceva e lo conosceva, avendo studiato Mario Lanza (vi avevo raccontato che mio padre fu nei film di Mario Lanza), sebbene avesse una storia molto più vecchia.
Ho ricordi di mio papà, a cui veniva chiesto dal suo insegnante di canto, il "Maestro" Leon Cepparo, che insegnò canto a tutte le stelle del cinema della MGM, di cantare la versione duetto con, credo, Deanna Durbin, mentre lei provava la versione cinematografica per la MGM.
Da bambina, durante i miei primi sette anni a L.A. (Los Angeles), Papà mi ha portata fedelmente con lui alle sue lezioni. Credo che tutte quelle star che andavano e venivano dal Maestro abbiano avuto una grande influenza su di me. Come bambina, qualcuno mi teneva fuori vicino alla piscina della sua proprietà (la casa e la proprietà originale di Culver City) mentre lui o lei aspettava il suo orario di lezione. La proprietà era gigantesca, una dimora italiana molto antica, che mi ha intrattenuto fino ai sette anni, finché ci trasferimmo in Texas. Riesco ancora a vedere i soffitti altissimi e sentire l'odore delle antiche piastrelle italiane, mentre vagavo attraverso il labirinto di sale e stanze di solamente una parte della tenuta, al primo piano. Purtroppo, è tutto finito adesso. Quanto ho sognato di essere, un giorno, abbastanza grande da prendere anch'io lezioni dal "Maestro".
Il mio sogno divenne realtà quando avevo 16 anni ed ero appena tornata in California. Papà mi portò ad un provino per il Maestro... Mi fece vocalizzare, mi diede indicazioni e soprattutto...mi ha incoraggiata a cantare, poiché lui credeva con tutto il suo cuore che io avessi un dono speciale.
"Lei ha ereditato la qualità della tua voce, Breezy", disse sorridendo a papà. Quello fu abbastanza per me! Avevo intenzione di diventare una cantante professionista! Sì! Ed una delle canzoni che il Maestro mi fece cantare con Papà fu:
UNO DA SOLO
Solo come la brezza del deserto, potrei vagare dove voglio,
Eppure continuo a desiderare solamente di riposare un po'
Dove gli occhi dolci di un'innamorata/o
Prendono il posto della sabbia e dei cieli
Tutto il mondo dimenticato in un (donna/giovane uomo) sorriso.
Chorus:
Uno da solo per stare con me stesso, io solo per conoscere le sue carezze;
Il tuo essere eternamente l'unico/a che possiede la mia anima adorante.
Alla (sua di lui/di lei) chiamata darei tutto quello che ho, tutta la mia vita e tutto il mio amore eterni;
Questo sarebbe un mondo magico per me, se (lui/lei) fosse solo mio.
TESTO ORIGINALE:
"Lonely as a desert breeze, I may wander where I please,
Yet I keep on longing just to rest a while
Where a sweetheart’s tender eyes
Take the place of sand and skies,
All the world forgotten in one (woman’s/young man's) smile.
Chorus:
One alone to be my own, I alone to know (his/her) caresses;
Thine to be eternally the one my worshipping soul possesses.
At (his/her) call I’d give my all, all my life and all my love enduring;
This would be a magic world to me, if (he/she) were mine alone."
One Alone: 1926 (m) Sigmund Romberg (w) Otto Harbach & Oscar Hammerstein II. (I) Musical: The Desert Song by Richard Halliday. Film versions in 1929 John Boles, 1943 Dennis Morgan, 1953 Gordon MacRae, 1955 TV Nelson Eddy.
Abbiamo provato a cantarlo anche con le voci estremamente rauche, i nostri cuori c'erano e gli sbadigli hanno effettivamente fatto i loro miracoli. Sbadigliare mette la voce umana nella condizione perfetta per cantare. Tuttavia, la canzone che più si adatta e la più bella melodia venne interrotta da?... Scommettiamo che dite sbadigli!
Hmm. No. Il Grande Spirito degli Starnuti ed i nasi gocciolanti ci ha colpiti con i venti del deserto di Las Vegas a 75 miglia al'ora.
Questo non potrebbe essere fabbricato. Noi non potevamo smettere di tirare su con il naso e starnutire. Questo potrebbe essere il motivo per cui non riesco a ricordare il caffè o la colazione. Non credete?
Tutti i diritti riservati a Kathy Westmoreland -2018.
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Il testo originale potrebbe venir modificato da Kathy Westmoreland.
Source: https://www.facebook.com/notes/kathy-westmoreland-official-fanpage/i-know-where-we-are/2062576660427233/