Grazie
a te. Ci è voluto un po’ per stare insieme, così ti darò tutte le risposte che
da anni aspetti di avere da me.
Con quale genere di musica è iniziata la tua carriera
musicale ?
Naturalmente ascoltavo la musica alla radio. Prendevo lezioni di pianoforte e
suonavo il clarinetto nella banda della scuola, oltre che cantare nel coro
della chiesa.
Posso chiederti quando ti sei esibita la prima volta da
professionista?
Il mio
primo lavoro è stato verso il 1950, con un gruppo vocale all'emittente radio
WSM.
Con quali artisti e gruppi sei cresciuta?
Sono
cresciuta con le grandi band di allora, come Tommy Dorsey, Glenn Miller, Benny Goodman, e quindi con i
cantati che lavoravano con loro.
Ti piaceva il gospel nero come tipo di musica, oppure non ti era permesso ascoltarla?
Ci
lasciavano ascoltare il gospel nero, ma c’era un’unica radio di Nashville che
occasionalmente lo trasmetteva, per cui, a quel tempo non ne ero molto
attirata.
Posso chiederti di tuo marito? L’hai conosciuto grazie
alla musica?
Io e
mio marito Doug ci siamo incontrati nell’ambiente della musica. Lui era
batterista e cantante ed entrambi cantavamo con gli ‘Anita Kerr Singers’.
Abbiamo avuto due figli, una ragazzo e
una ragazza e sono nonna di un bambino.
Nostro figlio è morto in un incidente
stradale nel 1971 e Doug è morto nel 1986. Mia figlia vive a Nashville e mio
nipote è al college in California.
Come ti sei trovata coinvolta nella scena del rock’n’roll
e della musica pop?
Quando
le registrazioni partirono da Nashville, cantavo con gli "Anita Kerr Singers" e
mi sono trovata al posto giusto nel momento giusto.
Nel corso degli anni ho cantato anche
con i "Jordanaires" e altri gruppi vocali. Quindi ci siamo trovati a lavorare
con tutti quegli artisti che venivano a registrare a Nashville, artisti pop,
gospel, country e rock’n’roll.
C’era qualcuno di quegli artisti che preferivi in modo
particolare?
E’
difficile rispondere. Ci piaceva registrare con molti di loro, sarebbe una
lista lunga.
Posso chiederti di descriverci i seguenti artisti: Bob
Luman, Connie Frances, Brenda Lee, Roy Orbison, George Jones, Little Richard,
Jerry Lee Lewis e Crash Craddock?
Praticamente è impossibile descrivere un artista. Erano uno diverso dall’altro,
ognuno con uno stile personale. Quando ascoltavi un disco sapevi esattamente
chi era. Connie non sembrava Brenda e Gorge non suonava come Jerry Lee. Ma
tutti quelli che hai nominato sono grandi cantanti.
Come hai conosciuto i Jordanaires?
Nell’ambiente della musica. I primi giorni di registrazione a Nashville,
c’erano pochi musicisti e cantanti, per cui ci conoscevamo tutti. Per 25 anni
ho lavorato con i Jordanaires praticamente ogni giorno. Siamo amici stretti
e, occasionalmente, lavoro ancora con loro.
Fu Gordon Stoker a chiederti di essere il soprano per
Elvis?
Nel
1957 i Jordanaires erano andati in California per fare alcune sessions con
Elvis. Gli dissero che, a Nashville, stavano lavorando con me, e che io ero la
ragazza che faceva il soprano nel disco ‘Gone’ di Ferlin Husky. Elvis disse:
“Vedi se vuole venire a lavorare con me”.
Così Gordon mi chiamò ed io salii subito sull’aereo per
raggiungerli.
Nei i primi giorni lo seguivi anche nei tours?
No. Ho
iniziato a lavorare con lui nel 1957 e i suoi spostamenti erano praticamente
finiti, in quanto partì per il servizio militare subito dopo.
Raccontaci delle incisioni in studio di Elvis (cioè
l’album natalizio e gli altri).
L’album
natalizio, quello con ‘Blue Christmas’, venne registrato durante una session in
California. A ritorno dal servizio militare, iniziò a fare le sessions a Nashville allo Studio B della RCA.
Gli piaceva registrare di notte, così le sessions iniziavano alle 7 del
pomeriggio e andavano avanti fino alle prime ore del mattino e a volte duravano tutta la notte, fino alle 5
o le 6.
Di solito c’erano gli stessi musicisti
e cantanti e trattavamo Elvis come uno di noi, perché era così che voleva. Così
era come se si incontrasse un gruppo di amici e ci si divertiva.
Ti piacevano le canzoni che cantava? Oppure ce n’è
qualcuna che vorresti dimenticare?
Oh sì,
ci piacevano molto le canzoni che facevamo con lui, ma ne abbiamo fatte
talmente tante, che è normale averne dimenticata qualcuna.
Posso chiederti del ritorno ai concerti di Las Vegas
nell’Agosto 1969? Chi ti chiese di unirti alla band?
Non ho
lavorato con lui fino al 1970!
Cosa pensi professionalmente dei membri della TCB Band e delle Sweet Inspirations?
Sono
tutti grandi musicisti e naturalmente le Sweet sono fantastiche. Siamo tutti
amici e abbiamo passato dei grandi momenti girando per gli "Elvis The Concert". Era come fare un meeting.
Millie, sapevi che l’Opening a Las Vegas ha avuto un
riscontro fantastico?
Non lo
sapevo e ne sono rimasta sorpresa.
Pensando al film “That’s The Way It Is”, cosa pensavi
sapendo che ne avrebbero fatto un film?
Fu
un’esperienza agghiacciante.
L’International era un nuovo hotel di lusso con una magnifica showroom. Ogni
sera c’era il tutto esaurito per tutti gli spettacoli. La gente era arrivata da
tutto il mondo ed erano presenti anche stars come Gary Cooper e Sammy Davis.
All’Opening Night eravamo tutti piuttosto nervosi, perchè avevamo dovuto
imparare 45-50 canzoni per i 5-6 shows che sarebbero stati filmati.
Ma una volta sul palco, eravamo tutti
più rilassati e spontanei.
Elvis stava bene? Bob Luman disse che Elvis era
dispiaciuto per aver lasciato tutti allibiti con il look degli anni 50 e invece
questa volta era totalmente diverso e
stupendo.
La
gente mi chiede sempre se ritenevo Elvis un bell’uomo e la mia risposta è:
“Beh, non sono cieca!”.
Quando iniziai a lavorare con lui nel
1957 aveva 20 anni e il suo modo di vestire era diverso dagli ultimi anni. Nei
’70 si era evoluto negli eleganti jumpsuits bianchi e…sì, era strabiliante!
Hai visto nessun altro artista che possa battere Elvis?
Se sì dimmi il nome.
No, non
riesco a pensarne uno.
Elvis, accettava gli scherzi oppure era lui quello che
li faceva sempre?
Come ho
detto, eravamo tutti amici. Così li facevamo a lui, tanto quanto li faceva lui
a noi. Adorava fare cose stupide e fare in modo di interromperci mentre
cantavamo.
Anche quando c’eri tu dimostrava grande rispetto per gli
altri artisti e li nominava durante i suoi shows?
Sì. In
definitiva li rispettava tutti, ma non ricordo ne abbia mai nominato qualcuno.
Per coloro che non l’hanno mai visto esibirsi dal vivo,
sai dirci cosa si sono persi?
Avete
tutti perso molto! Elvis non era solo un buon cantante, ma era un grande
performer. Aveva l’abilità assoluta di raggiungere un pubblico, non importa
quanto grande fosse. Quando cantava, ogni persona sentiva che cantava solo per
lui.
Per parlare dell’ "ELVIS THE CONCERT", ti piace fare gli spettacoli con Elvis su un
megaschermo, dietro di te?
Oh sì,
è una cosa grandiosa. E’ come dire di organizzare una riunione con la band e le Sweet, gli Stamps e gli Imperials, in modo tale da incontrarsi di nuovo. Agli inizi sembrava tutto strano, perché ci
sentivamo come se Elvis fosse lì con noi, soprattutto quella volta in cui abbiamo fatto la
settimana di concerti a Las Vegas, sullo stesso palco dove è stato girato il
“That’s The Way It Is”.
Com’è stato fare il concerto per il 25° anniversario a
Memphis?
L’esperienza di una vita in un’unica volta, perché c’erano quasi tutti quelli
che hanno lavorato con Elvis. Naturalmente a Memphis si erano riuniti fans provenienti da tutto il mondo.
Vuoi dirci quali delle canzoni che hai cantato con Elvis
ti ricordi di più?
Mi
ricordo "Blue Christmas" perché è stata la prima canzone che ho inciso con lui
e poi ricordo tutti i più grandi successi. Però ce ne sono tante che non si
ascoltano molto, ma che a me piacciono parecchio, come "Just Pretend", "Stranger
In The Crowd", "Love Letters" e il gospel "Stand By Me".
Prima di concludere la nostra intervista, posso
chiederti se sei soddisfatta della tua carriera?
Certamente! Molte persone non vedono l’ora di andare in pensione, così possono
fare quello che a loro piace. Io sono stata veramente fortunata ad aver avuto
una carriera in cui ho fatto quello che mi piace e, perciò, non ho intenzione
di andare in pensione.
Se dovessi rifarlo, c’è niente di diverso che faresti?
Assolutamente no!
Millie, grazie per il tempo che ci hai dedicato per questa intervista!
Millie, grazie per il tempo che ci hai dedicato per questa intervista!
E’ stato un piacere e spero che sia stata l’intervista che volevi
fare. Ho cercato di darti risposte brevi, focalizzandomi sui punti importanti.
Sono sicura che riporterai
l’intervista così com’è, senza modificarla.
Te lo dico perché, in passato, sono
stata scottata da alcuni che hanno riportato le mie dichiarazioni in modo
sbagliato, dicendo cose che non c’entravano niente. Ecco perché non amo
concedere interviste. Ma voglio fidarmi di te!
Source: EIN