INTERVISTA A JERRY WEINTRAUB - ELVIS PRESLEY PROMOTER

Jerry Weintraub, nato il 26 Settembre 1937, ha lavorato come produttore cinematografico ed anche come attore, ma soprattutto come promoter di celebrità.
Nel 1965 ha fondato la "Management III" ed è diventato il manager di artisti come Paul Anka, Pat Boone, Joey Bishop ed altri.
Ma l'artista più grande con cui ha collaborato è stato Elvis Presley! La loro collaborazione è iniziata nel 1970, quando Jerry è riuscito a convincere il Colonnello Parker a far fare ad Elvis il suo primo tour sul territorio nazionale.



Raccontaci come hai iniziato a lavorare con Elvis ed il Colonnello Parker. Com'è successo?
Beh, non voglio sembrare troppo spirituale nell'affrontare tutto questo, ma ti racconterò la storia ed è la storia vera. Non è mai stato raccontato pubblicamente.
Collaboravo alla RCA Records con alcune persone che non ci sono più. Un amico di nome Harry Jenkins, che ha lavorato con Elvis a Nashville, ed altre persone che hanno lavorato con lui; Steve Sholes ed altri nomi che non ti saranno familiari, ma sono famosi e sono nomi di un certo livello nell'industria discografica; stavo portando spettacoli in giro per il Paese ed avevo la gestione di alcuni artisti. Vivevo a New York sulla 54^ Strada, tra la 5^ e la 6^ Avenue.
Una sera sono andato a dormire e mi sono alzato nel cuore della notte, alle tre del mattino. Mi sono alzato ed ho detto a mia moglie: "Ho appena fatto un sogno pazzesco". 
Ha detto: "Quale?". 
Ho detto: "Ho visto un cartello davanti al Madison Square Garden che diceva "Jerry Weintraub presenta Elvis" ". 
E lei ha detto: "E' folle. È pazzesco. Dai, non conosci Elvis. Non conosci il Colonnello Parker. Come pensi di farlo?". 
Ho detto: "Te lo dico. Dio mi ha mandato un segno che lo farò". 
Io credo in Dio, credo molto profondamente in Dio. Sono una persona molto religiosa e parlavo sempre con Lui.
Comunque, ho iniziato a chiamare Tom Parker, che era il manager di Elvis, ogni mattina alle 8.30. Si alzava sempre alle 6.00 del mattino. Lo chiamavo ogni mattina: "Buongiorno, Colonnello, sono Jerry Weintraub. Voglio portare Elvis in tour". 
E ogni mattina mi diceva: "Cosa sei, sei pazzo? Perché continui a chiamare qui? Stai sprecando i tuoi soldi. Tanto per cominciare, Elvis non sta lavorando. Secondo, se stesse lavorando, ho già molti promotori a cui devo delle date. E tu non ci sei. Tu non ci sarai mai". 
Questa cosa è andata avanti per un anno. Finalmente una mattina mi ha detto: "Vuoi ancora portare il mio ragazzo in tour?". Ho detto di sì.
Ha detto: "Va bene, vieni domani alle 11.00 a Las Vegas con un milione di dollari e parleremo di un accordo".
Il nocciolo della questione era che un milione di dollari, a quel tempo, per me erano cose da  Rockefeller, da Ford e di quel tipo di persone. Non ci avevo mai pensato, capisci.. dove sarei andato a prendere un milione di dollari.
Un milione di dollari era come tentare di toccare il cielo, ma ho detto: "Ok, me lo procurerò e ci sarò".
Ho riattaccato ed ho detto a mia moglie: "Visto. Ti avevo detto che avrei raggiunto Elvis Presley".
E lei ha detto: "Certo, hai solo un piccolo ostacolo. Sai, devi alla banca 65.000 dollari, tanto per cominciare. Dove pensi di prendere un milione di dollari?". 
Ed io ho detto: "Li avrò. Riuscirò a procurarmeli". 
Mi sono rivolto a tutte le persone che conoscevo, dentro e fuori il mondo dello spettacolo, e ne ricevevo una pacca sulla spalla e mi dicevano: "Senti ragazzo, andrai davvero alla grande. Ce la farai...e cose del genere".
Ed io dicevo: "Prestami dei soldi. Ho questo affare in ballo con Elvis Presley. Mi serve un milione di dollari". 
Sai, la gente pensava che fossi drogato o fumassi qualcosa. Pensavano che fossi matto perché ero giovane; così sono rimasto attaccato al telefono tutta la notte.
Sono andato a Las Vegas per continuare le mie chiamate, in modo da poter incontrare il Colonnello alle 11.00.
Alle 8.30 del mattino seguente, ho finalmente avuto un contatto tramite un avvocato di New York che conosceva un ragazzo di Seattle, Washington, che era un grande fan di Elvis e possedeva delle stazioni radiofoniche.
Lui mi ha detto: "Penso che questo ragazzo potrebbe farlo". 
Ho detto: "Non capisci. Ho due ore. Potrebbe non farcela. Ho due ore. Non ho tempo per  documenti. Non ho tempo per niente di legale. Mi serve un milione di dollari adesso. In contanti. Denaro contante. Devo incontrare Tom Parker all'International Hotel di Las Vegas. Devo andare là. E' quello il posto dove sarà. Si farà trovare al tavolo della roulette, dove trascorre molte ore della sua vita e io devo trovarlo e dargli il milione di dollari".
Così mi ha detto: "Fammi contattare il ragazzo". 
Ha telefonato al tizio ed ho parlato con lui e gli ho detto: "Per cortesia, puoi mandarmi subito il milione di dollari?". 
Ha detto: "Beh, io cosa ci guadagno?". 
Ho detto: "Ti darò per sempre la metà dei soldi che guadagno nel settore dei concerti". 
E lui mi ha detto: "La metà di tutto quello che guadagni?". 
Ho detto: "Sì". 
Ora, non sapevo che sarei diventato il  numero uno nel settore dei concerti. Li rappresentavo tutti, sai. All'epoca non l'avevo capito, sai, ma avevo praticamente fatto un accordo con lui.
Mi ha mandato il milione di dollari, ma sarebbe arrivato tardi ed era alla Royal Bank di Las Vegas. Ricordo che la banca aveva una colorazione viola con una corona d'oro sopra. Una banca, capisci.
Sono andato in quella banca per ritirare il milione di dollari. Sono entrato ed ho chiesto il milione di dollari; pensavano che fossi matto.
Ho detto: "Sono Jerry Weintraub. Ho un milione di dollari in arrivo". 
Sai, ero un ragazzo. Avevo le basette, indossavo un paio di jeans e stivali da cowboy. Sembravo qualcuno che aspettava un milione di dollari quanto sembravo l'uomo sulla Luna.
E finalmente, un tizio della banca è arrivato, un giovane, ed ha detto di essere il presidente della banca.
Ha detto: "Cosa posso fare per te?". 
A quel punto ho creduto pensassero che avessi intenzione di fare una rapina.
Ho detto: "Ho un assegno circolare da un milione di dollari intestato ad Elvis Presley in arrivo e devo ritirarlo. Lo sto aspettando". 
E lui mi ha detto: "OK. Bene, siediti laggiù". 
Circa un'ora dopo, ho chiamato il Colonnello ed ho posticipato la mia riunione alle 14:00 in punto.
Ho detto: "E' necessario, è in arrivo. I soldi stanno arrivando. Mi serve solo ancora un po' di tempo". 
E lui ha detto: "Va bene, ti do tempo fino alle due".
Quindi i soldi sono  arrivati e questo tizio è uscito dal retro, il presidente.
E mi ha detto: "Puoi venire nel mio ufficio?". 
Sono entrato nel suo ufficio e mi ha detto: "C'è un assegno qui per te di un milione di dollari intestato ad Elvis Presley". 
Non posso crederci. Ho detto: "E' quello che sto aspettando. Posso averlo?". 
E lui ha detto: "Sì, sì. Cosa ci farai con questi soldi?". 
Ho risposto: "Porterò Elvis Presley in tour". 
E lui mi ha detto: "Ha bisogno di un contabile? Vorrei andarmene da qui e venire con te". 
Ed io ho detto: "Beh, guarda. Ne parleremo un'altra volta".
Dovevo prendere questi soldi ed andare dal Colonnello. Il ragazzo della banca era così eccitato, che mi ha dato l'assegno circolare, che sono praticamente contanti. Non ho firmato niente. Non ho mai firmato niente. Lui era su di giri, io ero talmente euforico da dimenticarmi di firmare qualcosa, perché sapevo in quel momento che la mia vita era cambiata, che la mia vita non sarebbe mai più stata la stessa, perché ora avrei collaborato con la più grande star che fosse mai esistita. Avevo capito che la mia vita sarebbe stata diversa da quello che era stata fino a quel momento.
Ho fatto una bella vita, sai. Ho conosciuto molti artisti meravigliosi ed ho lavorato con molte persone, ma c'è stato solo un Elvis Presley, come c'è stato un solo Frank Sinatra e c'è stato un solo Bob Dylan e, fortunatamente, ho lavorato con tutte quelle persone.
Ma Elvis era solo uno ed era un pezzo unico. Sono cresciuto con la sua musica, lo adoravo ed è stato come un fulmine dal Cielo. Sapevo che la mia vita non sarebbe più stata la stessa.
È stato quel momento, è stato quel momento decisivo.
Nella vita della maggior parte delle persone di successo, c'è un momento che arriva e sapevo che sarebbe successo proprio così.
Così ho preso i soldi, sono andato all'International Hotel, sono andato da Tom Parker e l'ho trovato. Non potevo sbagliarmi. Era seduto con il sigaro, il suo bastone, indossava il suo cappello e aveva più patatine sul tavolo di quante ne avessi mai viste.
Ho detto: "Sono pronto. Ho il milione di dollari. Sono pronto". 
Mi ha detto: "Andiamo, figliolo. Vogliamo salire nel mio ufficio...". Mi ha portato nel suo ufficio all'International. Poi ha detto: "Fammi vedere il milione". 
Gli ho consegnato l'assegno. Ora, ero così eccitato che non gli ho chiesto di firmare niente.
Così gli ho consegnato l'assegno, lui l'ha messo nel cassetto e l'ha chiuso a chiave.
Poi mi ha detto: "Che tipo di accordo vuoi fare?". 
Ora, non avevo la più pallida idea del tipo di accordo che volevo fare. A quel tempo, non sapeva davvero che tipo di accordo fare, perché non esisteva un vero settore imprenditoriale di concerti come quello che stavamo per fare. Avevamo intenzione di uscire e suonare nelle arene da 15.000 - 20.000 posti. E non esisteva davvero, sai, finché non l'abbiamo fatto noi; nessuno aveva fatto davvero un intero tour negli Stati Uniti simile a quello. Avevamo davvero intenzione di partire, perché Elvis aveva lavorato tanto. Aveva fatto spettacoli pomeridiani, spettacoli notturni, tutti i tipi di spettacoli.
Poi sono stato portato nella suite di Elvis per incontrarlo. Il Colonnello mi ci ha portato.
Non dimenticherò mai il primo incontro. C'erano Joe Esposito e gli amici di Elvis nel tardo pomeriggio; sono stato fatto entrare ed il Colonnello ha detto ad Elvis: "Elvis, questo è il tuo nuovo promoter; è il signor Weintraub". 
Ero più giovane di Elvis. Avevo tre anni meno di lui e mi ha detto: "Oh, signore". 
Il Colonnello ha detto: "Mi ha appena dato un milione di dollari per te", ed Elvis ha detto: "Oh, grazie, signore". 
È stato davvero fantastico, sai. Poi ci siamo stretti la mano e gli ho detto: "C'è qualcosa che posso fare per te? C'è qualcosa che vuoi o qualcosa che posso fare per le date di ingaggio?" e lui mi ha detto: "Guarda, sono molto, molto accomodante. Mi piace avere sei Coca-Cola quando arrivo nell'edificio. Non ho bisogno di un camerino. Non mi interessa, arrivo già vestito. E voglio tutti i posti pieni". 
Ho detto: "Beh, vuoi sapere quanti soldi guadagnerai?". 
Ha detto: "No. Questi sono affari del Colonnello. Se ne occuperà lui. Io voglio solo che tu mi dica che riempirai tutti i posti a sedere. Non voglio esibirmi per delle sedie vuote. E questo è tutto!".
Questa è l'unica cosa di cui Elvis Presley si preoccupava davvero. Con me, intendo dire, per quanto mi riguarda, si preoccupava di quello e di avere i suoi fans nelle prime 20 file e non avere pezzi grossi nelle prime 20 file. Voleva la sua gente, quella che comprava i suoi dischi, quella che lo sosteneva e che si emozionava quando lo sentiva cantare. Ecco chi voleva davanti a lui.
Mi diceva sempre: "Non mettere quei pezzi grossi davanti. Mettili nelle ultime file. Le prime 20 file, sai, sono per i fans", ed è così che abbiamo fatto ed è stata proprio una bella cosa.
Tre settimane dopo che avevo iniziato con Elvis, abbiamo concluso quel tour a San Diego, in California. Ero un milionario e la mia vita era cambiata.
Quindi, Dio aveva ragione e mi aveva benedetto e mi aveva benedetto facendomi conoscere Elvis. Ed ho solo bellissimi ricordi di lui. I brutti ricordi che ho relativi a quando era vicino alla fine e si era appesantito, eccetera, li ho cancellati dalla mia mente. E davvero non ho mai sentito niente di male su di lui. Sai, non so dei discorsi dei farmaci ed anche se li sapessi, non ne parlerei. Questa è la prima volta in cui ho parlato di Elvis a tutto tondo.
Ma posso solo dirti che, per quanto riguarda i miei rapporti con lui, era un musicista sveglio, distinto e brillante, ed un uomo gentile. Una delle cose che mi ha attratto moltissimo era il suo cameratismo e la sua lealtà verso i suoi amici. Gli stessi amici che ha avuto per tutta la vita e che, per me, era una condizione molto suggestiva.
Era qualcosa con cui ero cresciuto e, ad esempio, proprio ora, sto girando "Ocean's Eleven" con George Clooney e Matt Damon, Brad Pitt e Julia Roberts e così via. George Clooney ha tutti gli stessi amici che aveva da bambino; Matt Damon ha vicino tutte le stesse persone che aveva quando era bambino.
Questa è una componente molto importante nella vita di una celebrità, perché ci sono così tante cose che possono andare male; sai, è un equilibrio talmente delicato tra la vita ed il palcoscenico e tra il palcoscenico e la vita, che si ha bisogno di persone intorno che ti dicano la verità.
Joe Esposito gli diceva sempre la verità. Non diceva solamente: "Sì, Elvis. Sì, Elvis". 
Gli ha detto: "Per cosa lo stai facendo? Per quale motivo vuoi farlo?" 
C'è bisogno di queste cose e si possono ottenere solamente dagli amici, dalle persone che tengono veramente a te e che ti vogliono bene.

Mr. Weintraub, hai raccontato ad Elvis questa storia incredibile su come hai convinto il Colonnello Parker?
No. Non ho mai raccontato ad Elvis quella storia. Non gliel'ho mai raccontata perché non ho mai avuto motivo di dirgliela, e non gliel'ho mai detto perché non ho mai discusso con lui un affare che riguardava la parte lavorativa del Colonnello.
Sai, il Colonnello parlava di tutti gli accordi che faceva con lui, anche quando hanno avuto alti e bassi. 

Beh, come ti sei sentito quando Elvis ha suonato realmente al Madison Square Garden?
Beh, ne ho parlato direttamente ad Elvis, perché il Colonnello non lo voleva fare. Non voleva discutere con lui del Madison Square Garden.
Diceva: "Se vuoi parlargli di questo, gliene parli tu. Lui non vuole andarci. Non vuole suonare a New York". 
Ed io ho detto: "Perché non vuole suonare a New York?" 
Lui mi ha risposto: "Chiediglielo tu. Per me va bene. Chiedi a lui". 
Così gliel'ho chiesto una notte. E' stato in occasione di un concerto e, voglio dire, io ero a tutti i concerti, ma mi avvantaggiavo. Sai, solitamente aspettavo finché non arrivava in città e fino all'inizio dello spettacolo. Non appena lo spettacolo iniziava, a meno che non stessimo facendo più giorni, cosa che di solito facevamo; ma a meno che non stessimo facendo più giorni, saltavo su un aereo ed andavo già nella città successiva ed aspettavo che arrivasse.
Scusa... Ho perso il filo del discorso. Mi avevi chiesto... Oh, il Madison Square Garden.
Sono andato da Elvis e gli ho detto: "Suoniamo a New York City" e lui mi ha detto: "Sai, veramente non voglio andare a New York City".
Ho detto: "Perché?". 
Ha detto: "Non sono un tipo di artista adatto a New York City. Capisci, non piacerò a nessuno a New York City. Piaccio in Alabama, in Georgia e nel Tennessee, ma non voglio andare a New York City, Jerry". 
Ho detto: "Elvis, sei la più grande star del mondo. Non solo piacerai, ti ameranno". 
Ha detto: "Avrai problemi a vendere biglietti a New York City". 
Ho detto: "No, non ne avrò. Non ne avrò assolutamente". 
Comunque, alla fine mi ha detto che gli piacevano  le sfide. Voglio dire, gli piaceva vivere una sfida, come la maggior parte degli artisti. La banalità di fare sempre la stessa cosa è ciò che gli procurava problemi. Provare qualcosa di nuovo e non avere paura di provare le cose.
Comunque, ho concluso l'ingaggio per New York. Penso che fossero 4 spettacoli la prima volta. Quattro spettacoli, che significano 80.000 persone. 80.000 persone per una star della musica! Per due settimane, i fans arrivavano e dormivano fuori dal Madison Square Garden per ottenere i biglietti. Hanno dormito là. Si portavano i letti. È stato incredibile. E questo non era mai stato fatto prima. Nessuno l'aveva fatto.
E ricordo di aver portato via mio padre, perché mio padre voleva sempre sapere come facevo a guadagnare soldi.
Ha detto: "Come guadagni soldi? Non capisco come fai a guadagnare soldi. Non hai un magazzino o qualcosa del genere. Non so cosa stai vendendo". 
Allora gli ho detto: "No, faccio soldi, un sacco di soldi". 
Ha detto: "Bene, qualche volta mi farai vedere. Mi piacerebbe vederlo". 
Ricordo di aver portato mio padre. C'era una caffetteria proprio di fronte al Madison Square Garden. Quella sera abbiamo aperto un botteghino; penso fossero le nove quella mattina e gli ho mostrato queste persone, a cui stavo dando ciambelle e caffè e lui ha detto: "Cosa stanno facendo queste persone? Non capisco. The World Series. Cos'è questo?". 
Ho detto: "No. E' Elvis Presley, papà. È grande quanto lo era Babe Ruth. È grande quanto lo era Joe DiMaggio. È grande quanto lo erano i Dodgers. Lui è l'uomo". 
Il Madison Square Garden significava molto per me. Sai, significava moltissimo. Era la mia città e poi vedere quel cartello al Garden "Jerry Weintraub Presents Elvis" è stato emozionante.

Il tuo sogno si è davvero avverato.
Il sogno si è avverato. Tutti i sogni della mia vita, so che non si tratta di me, ma si tratta di Elvis, ma tutti i miei sogni nella mia vita si sono avverati. Sono un uomo molto, molto fortunato, davvero. Ma è per merito di persone come Elvis, ed Elvis è stato una parte enorme di tutto il mio successo.

Elvis ti ha mai detto qualcosa che ti è rimasto in mente?
Beh, mi ha detto molte cose, ma erano più le sue azioni verso i suoi amici e verso i suoi fans ed il modo in cui trattava le persone. Penso trattasse le persone meravigliosamente.
Sai, era gentile con le persone. Non penso che si dovesse essere dei pezzi grossi per sentirsi dire da lui cose gentili. Lui era gentile con tutti. Sai, questo è un bene, perché non era obbligato ad esserlo. Era un re, sai, e aveva tutto ciò che voleva, ogni volta che lo voleva. Quello era il problema più grande che aveva. Ecco perché ha fatto delle cose in modo eccessivo; perché aveva troppe cose a portata di mano.

Com'è stata la tua esperienza di lavoro con il Colonnello Parker nel corso degli anni?
È stato incredibile. Sai, mi ha insegnato molte cose. Lo considero il mio mentore. Mi ha insegnato una quantità enorme di cose. Mi ha insegnato che New York e Los Angeles erano solo due città su ogni lato di un vasto Paese e che il pubblico era là fuori nel mezzo di questo Paese. Non era a New York ed a L.A. e mi ha insegnato a non preoccuparmi della stampa a New York ed a Los Angeles, cosa che non ho mai fatto, visto che sono sempre stati molto gentili con me in linea di massima. Mi ha insegnato a fregarmene di quelle cose, perchè non erano importanti.
E mi ha insegnato cose che riguardano il merchandising ed i concerti. Voglio dire, era un tipo brillante, sai, a modo suo, ed io e lui abbiamo litigato molto. Voglio dire, abbiamo avuto alcuni problemi, alcune serie discussioni, ma alla fine della giornata, trovavamo un modo per essere d'accordo e trovavamo un modo per fare le cose insieme. E' stato un grande insegnante. Un grande uomo.

Eri con il Colonnello quando hai scoperto che Elvis era morto?
No, ero a casa ed avrebbe dovuto iniziare un tour per me il giorno dopo nel Maine. Il mio telefono squillò ed era Joe Esposito su una linea.
Non so se se lo ricorda, ma era Joe e ha detto: "Jerry, devo parlarti", e l'altra linea si è messa a suonare, così ho detto: "Aspetta un secondo, Joe". 
Allora ho risposto all'altra linea ed era Roon Arledge del notiziario della ABC e mi ha detto: "Jerry, Elvis è morto". 
Ho detto: "Cosa? Che cosa?". 
Ho detto: "Aspetta" e sono tornato con Joe. Ho detto: "Joe, qual è il problema?". 
Joe ha detto: "Sono in bagno con Elvis. È appena morto. Non l'hanno ancora portato via". 
Ha detto: "Voglio solo che tu lo sappia, perché il tuo telefono inizierà a squillare". 
Ho detto: "Ha già iniziato a squillare. Ho Roon Arledge al telefono". 
Lui era... Joe era in condizioni pietose. Sai, era un completamente distrutto. Aveva perso il suo migliore amico e non riusciva a crederci. Voglio dire, era totalmente a terra. Le cose andarono sempre peggio fino il momento del funerale, ma Joe sapeva che doveva affrontarlo. Sai, non c'era nessun altro che avrebbe potuto occuparsene oltre a Joe. Doveva occuparsi di tutto quanto e lo ha fatto.
Roon Arledge l'aveva saputo perché nel momento in cui si chiama il 911, la notizia esce e la polizia ne viene a conoscenza e passa dalla radio della polizia, poi arriva al personale della televisione ed alla stampa associata. In un attimo lo sanno tutti e ci vuole un attimo, soprattutto per uno come Elvis.
Io ero a casa e sono saltato su un aereo immediatamente, diretto a Memphis, e sono andato là ed è stata piuttosto dura. È stato piuttosto difficile vederlo sdraiato, morto, in soggiorno e poi quando sono arrivato lì ho avuto un incontro con suo padre e  con il Colonnello. C'erano un sacco di persone. Sai, era il giorno del funerale. Comunque, finirò col piangere perché mi manca tanto.

Bene, lascia che te lo chieda. Tutti gli artisti con cui lavori adesso, di solito ti chiedono, com'era Elvis?
Me lo chiedono tutti, ma non ne parlo perché è una cosa privata e non ho mai fatto un'intervista su questo.
I miei rapporti con gli artisti con cui ho lavorato, incluso Elvis, incluso Frank Sinatra, incluso Bob Dylan, inclusi John Denver, Neil Diamond, Led Zeppelin, i Carpenters, ecc... ed il Presidente degli Stati Uniti George Bush e l'attuale Presidente George W. Bush e tutti i senatori ed il congresso, e tutti quelli che ho conosciuto nel mondo, ed ho conosciuto tutti, sono tutte relazioni private ed un giorno scriverò di tutto questo, ma non sono ancora pronto e non ne parlo molto.
Sai, non ho bisogno di fare leva sui loro nomi. Sono diventato una celebrità di mio. Guadagno un sacco di soldi. Ho guadagnato un'enorme quantità di denaro nell'arco della mia carriera e sono ancora molto attivo. Non sono ancora andato in pensione, lavoro ancora molto. Anche se mi piacerebbe giocare a golf tutti i giorni, invece di stare sul set dei film... Comunque tutti mi chiedono di Elvis. Tutti. Tutti quelli che conosco, ogni persona importante, ogni persona meno famosa. Ogni persona, ragazzini, voglio dire ragazzini.. Capisci, bambini di 10 anni mi chiedono di Elvis. Lui arriva a tutte le età.

Bene, grazie per aver condiviso i tuoi ricordi relativi ad Elvis. È stato un grande onore, Jerry.
Il piacere è stato mio. Grazie infinite.

Bob Heis, fotografo, ha raccontato:
Quando ho ricevuto il mio autografo, non ho avuto l'opportunità di incontrare Elvis personalmente. Ho dato a Jerry Weintraub due fotografie a colori 8 x 10 da portare dietro le quinte per farle firmare da Elvis. Una era per Elvis, una era per me.
Sul retro di una delle fotografie avevo scritto un messaggio, chiedendo: "Canta Polk Salad Annie per me, Elvis".
Jerry portò le fotografie nel backstage e tornò dopo un po' con una foto firmata: "A Bob, i migliori auguri, Elvis Presley". 
Ero molto emozionato ed, allo stesso tempo, mi chiedevo se Elvis l'avesse effettivamente firmata. Immaginate la mia sorpresa quando, durante il concerto, Elvis alzò lo sguardo e disse alla sua band: "Iniziamo!". 
Poi guardò verso il pubblico e disse: "OK Bob!" subito prima che le prime note di "Polk Salad Annie" riempissero l'aria. Se ascoltate l'album "Elvis Live At Madison Square Garden", potete verificarlo personalmente.
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Jerry Weintraub è salito al Cielo il 06 Luglio 2015 per un arresto cardiaco all'età di 77 anni mentre si trovava a Santa Barbara, in California.

 
Source: EA