Una sera il telefono squillò. Mi trovavo in studio di registrazione ed Emily era in casa da sola.
"Pronto" disse lei. "Sto cercando di mettermi in contatto con Scotty Moore" disse la persona dall'altra parte.
"Beh, hai raggiunto la sua casa, ma lui non c'è. Posso prendere un messaggio? Con chi sto parlando, per favore?".
"Beh, sono... ah... Elvis Presley".
"Sì, certo. Io sono Elizabeth Taylor". Emily pensò che qualcuno le stesse facendo uno scherzo.
La persona dall'altra parte si fermò. Alla fine, trovandosi a disagio per il silenzio, Emily disse: "Scotty è ad una session. Perché non richiama più tardi?".
Più tardi, quando tornai a casa, il telefono squillò di nuovo.
La persona all'altro capo del telefono disse che Elvis stava cercando di mettersi in contatto con me.
"Quando sarebbe un momento appropriato per richiamare?".
Alla fine Elvis chiamò di nuovo.
"Lasciai la stanza" racconta Emily. "Ho sempre pensato che le persone avessero il diritto di avere conversazioni private".
Elvis mi disse che gli era stato chiesto di fare uno speciale televisivo per la NBC. Lo spettacolo sarebbe stato registrato, ma avrebbe cantato dal vivo di fronte ad un pubblico in studio. Non faceva un concerto dal vivo da sette anni, dal tempo del concerto di beneficenza del 1961 alle Hawaii. Ero disposto ad esibirmi sul palco con lui?
Dissi di sì, anche se non senza una certa trepidazione: non mi esibivo dal vivo dal Febbraio 1961, quando avevo accompagnato Elvis all'Ellis Auditorium di Memphis.
Non vedevo Elvis da Gennaio del 1968, quando registrammo "U.S. Male" per la RCA. In quella session Jerry Reed aveva suonato la chitarra solista ed io avevo suonato la chitarra ritmica.
A quel punto avevo completamente rinunciato all'idea di partecipare di nuovo appieno alla carriera di Elvis.
Rimasi contento di essere stato invitato alle sessions (il portafoglio era il portafoglio) e non ho invidiato il successo di Elvis, ma non mi sarei mai davvero aspettato di condividere di nuovo un palcoscenico con lui.
Quando Emily tornò nella stanza, le parlai della conversazione telefonica. Avevamo programmato di sposarci a Giugno, ma poiché quello era il mese in cui lo show televisivo sarebbe stato registrato, decidemmo di rimandare il nostro matrimonio ad Agosto.
Chiesi ad Emily se poteva lasciare il suo lavoro nel salone da parrucchiere per venire con me in California.
"Scotty ne era entusiasta" racconta Emily. "Era eccitato per Elvis perché sapeva che era importante per lui. Elvis non faceva uno spettacolo davanti ad un pubblico dal vivo da un po' di tempo. Era spaventato. Lo eravamo tutti. Io avevo paura per loro".
Emily era in una specie di baraonda. Mi frequentava solamente da tre mesi, ma le avevo proposto di sposarmi e lei aveva accettato, ed ora stavamo volando a Los Angeles per fare uno show televisivo con Elvis Presley. Era un modo molto romantico di iniziare un matrimonio.
L'ultima settimana di Giugno, Emily ed io andammo in aereo a Los Angeles. Creai scalpore quando mi rifiutai di imbarcare la mia chitarra e l'amplificatore nella stiva dei bagagli; portai entrambi sull'aereo. Quando siamo arrivati agli studi della NBC a Burbank, siamo stati trattenuti nel corridoio fuori dal camerino di Elvis. Una volta entrati, Elvis prese da parte Emily e le spiegò il motivo del ritardo: il suo vecchio fidanzato Freddy Bienstock era nel camerino.
"Non sapevo cosa fare" Elvis sussurrò ad Emily. "Sapevo che stavi con Freddy"
"Capisco il tuo stato d'animo" lei gli disse.
Per evitare una scenata, Elvis aveva fatto uscire Bienstock da una porta sul retro senza tante cerimonie.
"Se ci penso, è stata una cosa carina da fare da parte sua" dice Emily. "Saremmo entrati e ci saremmo ritrovati Freddy seduto lì. Elvis lo aveva buttato fuori".
Quando Elvis mi vide, iniziò immediatamente la conversazione con me. Non ci furono strette di mano. Nessun saluto di circostanza. Abbiamo semplicemente iniziato a parlare. Ad Emily sembrava che avessimo ripreso una conversazione iniziata anni prima.
Elvis aveva un aspetto fantastico. Una volta che iniziammo a parlare, fu come ai vecchi tempi. Scherzava e parlava delle cose che avevamo fatto. Emily si sedette accanto ad Elvis, con me al suo fianco. D.J. era seduto dall'altra parte della stanza. I Jordanaires erano stati invitati, ma erano così pieni di impegni a Nashville da non riuscire a liberarsi.
L'entourage di Elvis riempiva la stanza, osservando ogni sua mossa.
Dice Emily: "Elvis prese una chitarra. Notai che aveva una di quelle cose larghe intorno ai polsi. Chiesi: "Cosa sono quelle?".
"Beh, faccio karate, e loro lo simboleggiano" rispose.
"Beh, sono una cosa balorda" disse Emily. "Sembrano arrivare da un campo di concentramento"
La stanza divenne silenziosa. Avresti potuto sentire cadere uno spillo. Tutti guardarono Emily. Alla fine, per legittima difesa, lei disse: "Beh, è vero!"
"Hmmm" disse Elvis.
"Elvis continuò a suonare e parlò un po', ma posso dire che era arrabbiato" racconta Emily. "A Scotty non importava per niente. Si mise semplicemente a ridere. Dopo l'accaduto, mi misero sempre accanto ad Elvis. Stavano aspettando che ne combinassi un'altra. Non speravo di meglio. Che fosse Elvis o il Presidente, non mi importava".
Abbiamo parlato dello spettacolo, delle canzoni che avremmo potuto fare. Poi è sorse la questione della cena.
"Parlammo di andare a mangiare fuori, ma non potevi farlo con Elvis" racconta Emily. "Dovevi portare il cibo sul luogo oppure andare a casa sua. Mentre ci stavamo preparando per andare a casa sua, qualcuno - credo fosse Lamar Fike - continuava a dire: "Non possiamo ancora andare, la macchina non è pronta".
Elvis si alterò e disse: "Cosa vuol dire che non siamo ancora pronti?"
Lamar continuava a dire: "La macchina non è ancora arrivata...".
"Continuavo a pensare quale fosse il problema? Alla fine, uno dei ragazzi si chinò verso di me e mi disse: "Non riusciamo a raggiungere Priscilla". Pensai a cosa poteva significare che non si riusciva a raggiungere Priscilla... A quel punto doveva essere mezzanotte o forse l'una.
Nella limousine continuarono a chiamarla più e più volte. Quando arrivammo a casa, Elvis fece presente, orgogliosamente, che Debbie Reynolds abitava accanto a lui.
Una volta entrati, la prima cosa che fece fu chiedere di Priscilla. Tutti si guardarono, nessuno sapeva bene cosa dire.
"Starà arrivando" disse qualcuno. "Immagino che stia arrivando."
"Uh-huh" disse Elvis.
Tutti nell'entourage di Elvis erano solleciti nei suoi confronti, ma lui era chiaramente irritato dalla piega che avevano preso gli eventi. Ci sedemmo in una grande stanza circolare e cercammo di portare avanti una conversazione. Era difficile parlare, dato che tutti erano molto a disagio.
Ad un certo punto qualcuno annunciò che la cena era pronta. Mentre ci stavamo sedendo, Priscilla entrò nella stanza e si sedette sulla sedia vuota accanto ad Elvis. Emily si sedette sulla sedia dall'altra parte, vicino ad Elvis.
"Non ci fu nessun ciao, addio, vai all'inferno, dove sei stata?" disse Emily. "Ci fu solo questo sguardo freddo".
A metà cena, Elvis si rivolse a Priscilla, guardandola davvero per la prima volta.
"Dov'eri?" chiese.
"Alle lezioni di ballo" disse.
Dopo cena Elvis fece fare ad Emily, D.J. ed a me in giro della casa. Entrammo in uno spazio sotterraneo dove c'era un grande camino con una mensola. Emily notò un bellissimo carro di pietra scolpita sul caminetto e lo commentò, dicendo solo un paio di parole.
"Non ne so assolutamente nulla" disse Elvis. "È bellissimo. Non credo di aver mai visto niente del genere".
"Mi dispiace non potertelo regalare perché non mi appartiene. Siamo solamente in affitto in questa casa".
"Non te lo stavo chiedendo" disse Emily, leggermente offesa. "Ti stavo solo chiedendo informazioni".
Più tardi, Emily mi chiese del malinteso.
"Elvis pensava che se dicevi che ti piaceva qualcosa, lui avrebbe dovuto regalartelo" le spiegai.
In principio, questo infastidì Emily. Poi, più ci pensava, più la fece sentire in imbarazzo sapere che Elvis aveva pensato che lei stesse chiedendo un regalo.
Quando tornammo in soggiorno, Emily chiese ad Elvis indicazioni per il bagno; lui le disse che non aveva idea di dove fosse situato.
"Beh, potresti chiedere a qualcuno?" disse Emily.
"Certamente" disse Elvis.
Dall'espressione del suo viso, Emily poteva dire che era imbarazzato.
"Quando l'ha trovato, si è alzato e mi ha portato dove eravamo stati prima, indicandomi la porta" racconta Emily.
Lui disse: "È lì dentro?".
"Entrai in bagno; c'erano pieno di specchi e sapevo che c'erano telecamere dietro quegli specchi. Avevo sentito le storie. Mi sono detta: "No, non ho intenzione di andare". Quando mi ritrovai nuovamente con Priscilla, tornammo in camera da letto.
Le dissi che avrei preferito andare in quello laggiù; lei disse che non c'erano problemi.
Era una donna molto piccola, minuta e graziosa. Priscilla aveva cose meravigliose da dire su Scotty.
Disse che Elvis parlava molto di Scotty, che rappresentava una parte importante della vita di Elvis, che aveva aiutato Elvis in alcuni momenti difficili e che non lo aveva mai sminuito.
Era davvero carina, anche con tutto quel trucco. Era come una piccola bambola di porcellana.
All'epoca dovevo pesare 120 libbre (circa 54 kg) ed io ne facevo tre di lei. Era molto più piccola di me. Era come se avesse il corpo di un bambino, ma era molto, molto carina e molto simpatica".
Quando Emily e Priscilla tornarono in soggiorno, Elvis iniziò a parlare di loro figlia, Lisa Marie. Era nata il 01 Febbraio al Baptist Memorial Hospital di Memphis, il che significa che aveva cinque mesi all'epoca. Elvis chiese alla bambinaia di svegliarla e di portarla in soggiorno.
Non c'è da sorprendersi che Lisa Marie non sia stata contenta di essere svegliata nel cuore della notte. Si mise a piangere quando la bambinaia la portò fuori in soggiorno.
Lisa Marie era motivo di vanto per Elvis, ovviamente era un padre orgoglioso, ma non faceva nessuno sforzo per reggerla. Dopo pochi minuti, la bambina urlante venne riportata a letto. Fu un momento imbarazzante per Elvis. Aveva chiesto la bambina senza essere veramente sicuro di cosa fare con lei.
Elvis, D.J. ed io andammo in un'altra stanza per parlare in privato. Emily e Priscilla andarono in camera da letto.
"Mi mostrò i suoi armadi" dice Emily. "Aveva un tavolo per il trucco che doveva essere lungo un metro e ottanta. Non avevo mai visto così tanti cosmetici".
Ho pensato che fosse insolito che Elvis volesse parlarci in privato. Di solito si sentiva libero di parlare davanti alle sue guardie del corpo. Quando fummo soli, Elvis chiese se eravamo interessati a fare un tour europeo con lui. Entrambi abbiamo detto che ci sarebbe piaciuto farlo. Ne aveva parlato quando si era congedato dall'esercito, ma poi non aveva più detto nulla.
Si rivolse a me chiedendomi se avevo ancora lo studio a Nashville.
Dissi: "Sì, e se faremo il tour europeo, fammelo sapere per tempo, così posso trovare qualcuno che mi sostituisca".
Mi chiese se ci potevano essere possibilità di andare in studio, chiudere le porte per un paio di settimane e vedere cosa potevamo creare.
Gli dissi: "Sicuramente, fammi solamente sapere quando".
Non disse cosa aveva in mente. So che era stanco delle canzoni dei film. Forse voleva tornare dove eravamo nei primi anni. Sapendo come ragionava in quel periodo, mi diede una rinnovata speranza.
Voleva solo provare qualcosa senza avere qualcuno che dicesse: "Quella canzone si adatta a questa scena del film?".
Dopo aver parlato per un po', Elvis ci portò tutti in garage a vedere le sue auto.
A quel punto era quasi l'alba. Con la sveglia programmata per le 5:30, Emily ed io tornammo in hotel per rinfrescarci prima di ritrovarci negli studi della NBC a Burbank.
Emily voleva parlarmi di Elvis e Priscilla, ma non ero interessato e cambiavo argomento ogni volta che ne parlava. Non erano affari miei, non più di quanto la mia relazione con Emily fossero affari suoi.
Questo era il codice con cui avevamo vissuto nei primi anni e lo ritenevo ancora valido. Le relazioni personali e la musica erano facce separate della stessa medaglia.
Potevi guardarle separatamente, ma non nello stesso momento.
Scotty Moore è salito al Cielo il 28 Giugno 2016 a Nashville, Tennessee.