martedì 27 aprile 2021

ELVIS PRESLEY: 65 ANNI FA IL PRIMO INGAGGIO A LAS VEGAS

65 anni fa, in questo periodo, Elvis Presley faceva il suo debutto a Las Vegas, al "New Frontier Hotel", davanti ad un pubblico che non era pronto per la sua musica e per il suo stile. Sebbene in quel momento, Elvis abbia accusato notevolmente il colpo, rimanendo quasi traumatizzato, questa esperienza non è da valutare solo negativamente. Elvis, in quell'occasione, ha instaurato con la città del Nevada un rapporto che gli sarà molto utile in seguito, quando lui in un modo ed il pubblico in un altro saranno cambiati in modo tale da diventare un connubio meraviglioso, che cambierà per sempre le sembianze di quel luogo. 



"Oddio, sono fin troppo sfinito per saltare".
Anche se non l'avesse ammesso, avresti potuto sentirlo nella sua voce. Il giovane cantante sembrava logorato quanto potrebbe esserlo un ragazzo di 21 anni. Forse per le luci brillanti e per le ore piccole a Las Vegas. Forse era dovuto al fatto di aver passato gli ultimi 13 giorni a fare di tutto per cercare di conquistare un pubblico ben educato, ma scettico.
Chiaramente questo non era quello che Elvis Presley si aspettava due settimane prima, il 23 Aprile 1956, quando fece il suo debutto a Las Vegas al "New Frontier".
Dopotutto "Heartbreak Hotel", il suo primo disco di successo ed il suo omonimo primo album stavano entrambi per raggiungere la vetta delle classifiche ed aveva appena firmato il suo primo contratto cinematografico con la Paramount Pictures.
Dopo aver attraversato in lungo ed in largo il Sud e parti del Midwest nel corso degli ultimi due anni, lasciando dietro di sé una scia di ragazze adolescenti euforiche, Elvis è stato accolto al "New Frontier", il suo primo locale in stile nightclub, da un muro di indifferenza.
65 anni dopo è ancora considerato uno dei pochi passi falsi del suo manager, il Colonnello Tom Parker. Ma c'era molto di più nel primo boccone che Elvis ha dato a Las Vegas di quanto molti ricordino.
"Quello che è successo a Las Vegas con questo ingaggio di due settimane", afferma Angie Marchese, vicepresidente degli archivi e delle mostre per Elvis Presley Enterprises "a conti fatti, è ciò che ha fatto salire Elvis ad un livello superiore"

THE ATOMIC POWERED SINGER:
Il comico Shecky Greene ed il leader della band Freddy Martin e la sua orchestra avevano un ingaggio al Venus Room da mille posti, con i ballerini di Venus Starlets. Lo spettacolo prometteva un cast di 60 artisti.
Dieci giorni prima dell'ingaggio, Parker ha negoziato un accordo da 15.000 dollari affinché Elvis si unisse al gruppo per due settimane in qualità di "attrazione aggiuntiva", durante il quale Elvis è stato soprannominato "The Atomic Powered Singer".
Un articolo dello staff del "Review-Journal" del 20 Aprile, che annunciava l'ingaggio, fece notare che Elvis era stato "acclamato dalla critica come la scoperta più importante dai tempi di Johnnie Ray".
Durante le esibizioni dal vivo in California della settimana precedente, "Elvis ha attirato folle di 5.000 persone ed, in due occasioni, sono state chiamate squadre speciali di polizia per mantenere l'ordine tra i suoi fans adoranti".
Sammy Lewis, il produttore dello spettacolo, lo ha definito "uno dei più sontuosi mai presentati a Las Vegas".
La campagna pubblicitaria, però, non è stata in grado di seguirlo in Nevada.
"Erano semplicemente tre tipi di persone totalmente diverse", afferma Richard Zoglin, autore di "Elvis in Vegas: How the King Reinvented the Las Vegas Show". "Sono tre tipi di pubblico completamente differenti. Non ha molto senso".
Non solo Elvis non faceva parte dello stesso cartellone della big band di Martin, ammette Greene, "io non appartenevo a Freddy Martin".
Greene, che ha compiuto 95 anni questo mese, dice che non aveva idea di chi fosse Elvis Presley quando il cantante è stato aggiunto alla scaletta del Venus Room per gli spettacoli  alle ore 20.00 ed a mezzanotte. Il suo primo sguardo ad Elvis lo diede alla sagoma alta due piani che Parker aveva messo di fronte al "New Frontier".
Nei ricordi di Green quella sagoma, alta 75 piedi, si sovrapponeva al suo nome sul cartellone.
Il comico ha aperto lo spettacolo con quel numero rauco, in gran parte senza sceneggiatura, che lo rese un'attrazione da non perdere nei salotti, su e giù per la Strip, negli anni a venire. Martin e la sua orchestra hanno eseguito canzoni rese famose da artisti del calibro di Glenn Miller e Tommy Dorsey prima di sostenere i Venus Starlets in un medley di successi del musical "Oklahoma!"
Quello che seguì fu, in confronto, un uragano di confusione.
Elvis, con Scotty Moore alla chitarra, Bill Black al basso e D.J. Fontana alla batteria, è salito sul palco davanti ad un semplice sipario. Il loro repertorio di quattro canzoni - "Heartbreak Hotel", "Long Tall Sally", "Blue Suede Shoes" e "Money Honey" - si risolveva nel giro di 12 minuti davanti a un pubblico sbalordito.

PROVARE QUALSIASI COSA:
"Dalla prima volta in cui salì sul palco a Memphis (nell'estate del 1954) fino a quando salì sul palco a Las Vegas, in ogni posto in cui sia andato, erano solo urla", dice Marchese. "Non riuscivi nemmeno a sentire la musica. Era tutta opera delle ragazze che urlavano. Salire sul palco a Las Vegas, è stato una specie di shock perché non ha ricevuto quel riscontro".
Il giovane artista non aveva abbastanza esperienza per passare con successo da una grande produzione musicale di "The Surrey With the Fringe on Top" a "Well, since my baby left me..."
"Cantava le stesse canzoni e faceva gli stessi movimenti, ma all'improvviso non ha ricevuto le stesse risposte" dice Marchese. "E' stato qualcosa del tipo: "OK, sto facendo qualcosa di sbagliato? Le persone non reagiscono come fanno solitamente". Elvis non sapeva come reagire a questo".
C'è un tocco di disperazione nella sua voce nell'unica prova audio di quelle due settimane, registrata dallo spettacolo del 06 Maggio, la sua ultima sera. Elvis ha proposto un po' di tutto alla folla della Venus Room.
E' stato autoironico, riferendosi al suo più grande successo fino a quel momento, quello per il quale aveva ricevuto il suo primo disco d'oro la sera prima su quel palco, come "Heartburn Motel".
Introducendo "Money Honey", ha detto scherzando: "Questa canzone è stata davvero un grande successo per me. Ne ho vendute 43 copie".
Un'altra gag: "Questa canzone qui si chiama "Get Outta the Stables, Grandma, You're Too Old to Be Horsin' Around".
Poi ha chiesto al direttore della band Martin: "Hai presente quella che fa "Take Back Your Golden Garter, My Leg Is Turning Green?".

Il commento più significativo, però, è arrivato nelle prime ore di quella sera.
"Vorrei dirvi che è stato davvero un piacere stare a Las Vegas" ha detto Elvis, pieno di sincerità. "Questa è stata la nostra seconda settimana qui. Stasera è la nostra ultima sera. E' stato un periodo piuttosto difficile, ma ci siamo divertiti abbastanza mentre eravamo qui".
In aggiunta al suo disagio, c'era un'animosità quasi gioiosa nelle recensioni.
Bill Willard, il giornalista di intrattenimento locale di lunga data, che in seguito avrebbe scritto per il "Review-Journal", stava facendo il doppio lavoro come editorialista per il "Las Vegas Sun" e la pubblicazione commerciale di "Hollywood Daily Variety".
Parlando di quel debutto del 23 Aprile, Willard ha fatto riferimento al "raglio sfacciato e rumoroso del suo catalogo rhythm and blues" ed ha definito il suono di Elvis "rozzo, corrispondente in larga misura al contenuto lirico delle sue canzoni senza senso".
Les Devor del "Review-Journal" ha dedicato una buona parte delle colonne della sua rubrica su "Vegas Vagaries" del 25 Aprile a lodare Martin e la sua orchestra. Tuttavia, le canzoni di Elvis furono liquidate come "melodie urlanti". "Dopo la prima canzone, lo spettacolo è diventato decisamente ripetitivo", ha scritto Devor, "e la somiglianza tra le sue canzoni era evidente".
Il "Newsweek" ha notoriamente detto che Elvis si è distinto in quell'ambiente come "una brocca di liquore di mais in una festa a base di champagne".
"Probabilmente era un tipo di artista talmente diverso, che è stato difficile per quei critici di Las Vegas riuscire a comprendere qualcosa che era davvero nuovo di zecca", osserva Zoglin. "E forse stavano in qualche modo difendendo una sorta di pop tradizionale, di musica in stile Sinatra da questo rock 'n' roll che, a quel tempo, era ancora quasi considerato come musica per delinquenti giovanili. È stata più una reazione culturale che musicale".
Dopo quella prima sera, Elvis e Greene si sono scambiati di posto, con il giovane cantante che si è esibito per il numero di apertura.
L'opinione generale è che Las Vegas semplicemente non era pronta per Elvis, ma avrebbe potuto trovare maggior successo se fosse arrivato un paio di anni prima.
"Nel 1956, Las Vegas stava uscendo dal suo passato da vecchio West", osserva Greene.
Il "New Frontier" aveva appena riaperto l'anno precedente con un nuovo nome dopo una ristrutturazione che aveva liberato "The Last Frontier" dal suo stile western e da cowboy. A quel tempo, la città accoglieva molti turisti da New York.
"Prima di allora, era tutto country e western. Avevamo i cavalli in mezzo alla strada" ha raccontato Greene. "Ma quando Elvis è arrivato, avevamo iniziato ad avere frequentazioni di persone eleganti e cose di questo genere. Gli ebrei e gli italiani non sapevano chi fosse il Elvis Presley".
Sarebbe facile congedare l'ingaggio al "New Frontier" come nient'altro che una mossa riuscita male.
Secondo Angie Marchese, Parker sapeva esattamente cosa stava facendo.
"Il Colonnello aveva sempre un progetto. Si trattava di far uscire Elvis dalle fiere, dal circo di un pubblico fatto di adolescenti e dargli a tutti gli effetti una certa credibilità come intrattenitore. Con l'inchiostro ancora fresco su quel contratto cinematografico, Parker si rese conto che se Elvis avesse deciso di passare al ruolo di protagonista di Hollywood, avrebbe dovuto sdoganare la sua capacità di attrarre il pubblico. Il problema è stato che, una notte dopo l'altra di cortesi applausi, la sua spavalderia stava iniziando a calare. Dopo quella prima settimana, Parker organizzò un concerto pomeridiano alle 14.00 al "New Frontier", a cui potessero assistere i fans adolescenti. Il prezzo del biglietto era di 1.00 dollaro, inclusa una soda. Parker, da sempre opportunista, era nell'atrio a vendere foto ricordo per 0,25 centesimi. A differenza del suo repertorio serale di quattro canzoni, il matinée è stato un vero e proprio concerto di Elvis, in tutta la sua gloria, di quelli che fa oscillare i fianchi e che induce i fremiti".
I proventi dello spettacolo andarono alla Municipal Baseball Federation ed alla costruzione del campo illuminato da 35.000 dollari, che era solo il secondo a Las Vegas a quel tempo, nell'attuale Ed Fountain Park.
"Lo spettacolo pomeridiano per gli adolescenti è stato uno sforzo dell'ultimo minuto per aiutare Elvis a sentirsi più a suo agio durante l'ingaggio" racconta Angie Marchese. "Non sapeva se avrebbe potuto farlo ancora".
Per quel pomeriggio, almeno, Elvis, il rubacuori degli adolescenti, era tornato.
"La carneficina è stata terrificante. Hanno spinto e spinto per entrare nella sala da 1.000 posti e diverse centinaia di giovani frustrati ronzavano fuori come calabroni arrabbiati", ha riferito Robert Johnson nelle pagine del "Memphis Press-Scimitar". "Dopo lo spettacolo, fu una bolgia! Una folla ridente, urlante ed adorante lo ha rincorso; si è dovuto rifugiare nella sua suite".
Una donna, di cui Johnson ha parlato, "era stata travolta dal maremoto degli adolescenti", non poteva credere al trambusto.
"Mio Dio, cosa hanno fatto quei ragazzi al bagno delle donne! Rossetto su tutte le pareti... cestini rovesciati e la carta sparpagliata intorno... sembrava che una squadra di demolitori avesse appena finito il proprio lavoro".
Al di là del suo portafortuna mancante, Elvis ha anche trovato un senso dello stile.
"Elvis Presley è entrato con questi tre ragazzi, e indossavano giacche da baseball" dice Greene di quel primo spettacolo. Conosceva Parker dai tempi in cui lavoravano a New Orleans e lo prese da parte.
"Ho detto: "Tom, non può uscire così. Con una giacca da baseball?. 
"Beh, cosa vuol dire che non può uscire così?". 
La sera successiva, Elvis e la sua band erano vestiti in modo più appropriato per lo showroom. Il 10 Maggio, quattro giorni dopo il suo finale al "New Frontier", il "Minneapolis Star-Tribune" ha anticipato i suoi prossimi spettacoli nelle Twin Cities, osservando che "Presley si è recentemente comprato 45 fantastiche camicie sportive, oltre a 30 abiti".
La più grande scoperta di quella settimana, però, è avvenuta durante una serata al Sands Cocktail Lounge.
"Amava il mondo dello spettacolo", dice l'autore Zoglin, "e amava il fatto di poter semplicemente andare da un hotel all'altro a vedere spettacoli e vedere artisti"
Prima di arrivare a Las Vegas, Elvis si era esibito nella stessa città solo due volte consecutive quell'anno. Stava seguendo un programma estenuante, che consisteva nel suonare fino a quattro volte al giorno, per poi passare alla città successiva.
Le due esibizioni di 12 minuti al giorno al "New Frontier" gli hanno lasciato molto tempo libero.
Elvis non beveva e non giocava d'azzardo. Andava al cinema, passava del tempo al parco adiacente a tema "Last Frontier Village" - ha trascorso un giorno a guidare autoscontri per cinque ore - ed a vedere altri spettacoli, tra cui "The Four Lads", che stavano facendo il loro debutto a Las Vegas, al Thunderbird, e Johnnie Ray, al quale era stato paragonato, al Wilbur Clark's Desert Inn.
Al Sands, lui ei suoi compagni di band hanno visto per la prima volta Freddie Bell ed i suoi Bell Boys. Come parte del loro famoso concerto, hanno eseguito una versione aggiornata di una canzone che era stata un successo pochi anni prima per Willie Mae "Big Mama" Thornton. Bell aveva cambiato i testi di Jerry Leiber / Mike Stoller, rimuovendo le allusioni sessuali e trasformato "Hound Dog" in una canzone su un vero cane.
"Ci piace sempre dire che Elvis ha dato una svolta alle cose", dice Angie Marchese della sua versione, che ha pubblicato due mesi dopo e che sarebbe diventata una delle sue canzoni più famose.
"Non appena Elvis è tornato a Memphis, si è fermato presso gli uffici del "Press-Scimitar" per dire quanto gli fosse piaciuta Las Vegas e che non vedesse l'ora di tornare. Lo avrebbe fatto spesso, anche se fosse stato solo per il fine settimana mentre girava un film in California", dice Marchese.
Elvis tornò a Novembre e trovò il tempo per acquistare il primo lotto di Sigilli di Natale di quell'anno, incoraggiando Las Vegas ad aiutare nella lotta contro la tubercolosi.
"Penso sia stato il senso di la libertà che ha provato a Las Vegas", dice Angie Marchese, riferendosi a ciò che gli è piaciuto così tanto della città. "Potersi rilassare. Poter uscire in piscina o vedere altri artisti. Quell'atmosfera di Las Vegas è ciò che amava".
Se non altro, la storia d'amore che ha messo in piedi con la città in quelle due settimane, ha contribuito a spianare la strada ai suoi ingaggi da record del 1969, in quello che allora era l'International Hotel.
"Non credo che il concerto sia stato molto utile per lui musicalmente", dice Zoglin riferendosi al "New Frontier". "Ha fatto quelle quattro canzoni. Non è stato affatto utile nell'avanzamento in termini musicali. Penso che l'effetto principale sia stato solo che si sia innamorato di Las Vegas. Quella è diventata una specie di seconda casa per lui, così che quando è arrivato il momento di tornare, un decennio e mezzo dopo, si è trovato molto a suo agio".
Fu il ritorno di Elvis alle esibizioni dal vivo dopo i suoi anni ad Hollywood, e la serie di sette anni di spettacoli che seguirono, i quali registrarono il tutto esaurito, a rendere il cantante sinonimo di Las Vegas. E, sicuramente, lo stesso tipo di turista che non sapeva cosa pensare di lui nel 1956, si è riversato a frotte.

Source: LasVegas Review Journal