sabato 21 novembre 2020
NICK'S CAFE - ELVIS PRESLEY NON SI PUO' DIMENTICARE!
Nella frenesia del traffico, ad un incrocio della U.S. 6, è facile non riuscire a vedere il piccolo bar nascosto tra un negozio di liquori ed una stazione di servizio.
Stiamo parlando del "Nick's Cafe", un luogo che sembra del tutto insignificante guardato da fuori, ma se si entra, le targhe e le storie che racconta dicono tutt'altro!
"PARKING PER ELVIS" c'è scritto su una di queste targhe.
"VIOLATORS WILL BE SHOOK UP", si legge su un'altra, con chiaro riferimento alla canzone del re del rock'n'roll.
Ma la targa forse più interessante è quella su cui c'è scritto: "HOME OF THE FOOL’S GOLD SANDWICH". (Casa del panino Fool's Gold).
Il panino citato è quello conosciuto in tutto il mondo dai fans di Elvis Presley e diventato leggendario: quello con burro di arachidi, gelatina e banane.
A Denver il celebre panino venne servito ad Elvis da un ragazzo di nome Nick Andurlakis, che in seguito avrebbe descritto il panino come "qualcosa di gigantesco, adatto per indurire le arterie".
Andurlakis lavorava al "Colorado Mine Co"., un luogo frequentato da celebrità durante gli anni '70 e sul menu, insieme a costolette, filet mignon, agnello e coda di aragosta, c'era il "Fool's Gold", un panino pesante, a lievitazione naturale, riempito con burro di arachidi, marmellata di mirtilli e pancetta.
Questo è il panino che voleva Elvis. Questo è ciò per cui Elvis ha viaggiato fino a Denver, raccontarono i giornali a suo tempo.
J.D. Sumner, componente degli Stamps Quartet, ha stimato che Elvis spese circa 16.000 dollari, una sera nel 1976, per andare in aereo da Graceland a Denver, e ritorno, per gustarsi in pace il panino che gli piaceva tanto.
Il giovane Andurlakis era presente quella notte, ed ha consegnato i panini fino all'aereo parcheggiato nell'ex International Airport di Stapleton.
Molte persone potrebbero pensare che questo gesto compiuto da Elvis sia qualcosa di esagerato, qualcosa che ne mina forse la credibilità, ma non è così!
I panini serviti in quel locale erano talmente buoni e talmente simili a quelli a cui Elvis era abituato da bambino, da volersi togliere lo sfizio di mangiarli, così, avendone la possibilità, ha pensato di passare una serata...diversa...! E se lui aveva la possibilità di farlo, perchè no?
Il fatto è che, ora, 40 anni dopo, il ragazzo di allora, Nick Andurlakis continua a servirli nel suo "Nick's Cafe".
Il locale non è molto grande, visto che c'è spazio solamente per nove tavolini, ma quello che circonda i clienti ha un valore immenso: Nick ha riempito le pareti del suo locale di fotografie e riferimenti ad Elvis Presley!
"Quelle in bianco e nero sono le mie preferite", dice Andurlakis, che ora ha 63 anni.
Nick ne porta una ad esempio: l'aspetto impeccabilmente bello che brilla attraverso un grosso morso.
"Quello è lui che mangia il panino Fool's Gold", dice Andurlakis. "Ed io sto guardando."
Di allora Nick ha tenuto i baffi, ma non il peso di quel ragazzo sulle spalle di Elvis.
"Allora ero un ragazzo grande e grosso", dice Andurlakis. "Tanto tempo fa".
Il tempo passato sembra molto vicino al presente al "Nick's Cafe".
Anche i vecchi ritagli di giornali e riviste consumano le pareti, insieme a dischi incorniciati e una chitarra incassata, con una firma familiare.
Il re era famoso per i regali, e questo è stato uno di quelli fatti a Nick Andurlakis durante una delle tante notti in cui i due si sono incontrati al "Colorado Mine Co".
Elvis entrava dalla porta sul retro, con un entourage che includeva agenti della Polizia di Denver con cui aveva stretto amicizia.
Uno di questi era Bobby Pietrafeso, che oggi, fatalità, lavora dall'altra parte della strada rispetto al "Nick's Cafe", presso la concessionaria RV.
Conserva ancora la sua collana TCB (Taking Care of Business), con il logo tempestato di diamanti che Elvis ha dato a pochi altri, rendendoli ufficialmente parte della sua cerchia ristretta di persone. E Pietrafeso si occupa ancora di "Nicky", come facevano gli agenti in passato.
"Vive e respira Elvis", dice Pietrafeso. "Non credo si possa avere più Elvis di Nick Andurlakis".
Anche nel caffè ci sono oggetti da collezione, cestini per il pranzo e giocattoli, un Elvis in versione Babbo Natale al pianoforte. Di tanto in tanto, il proprietario giura che funziona senza batterie.
Ogni tanto capita che, di fronte al loro panino "Fool's Gold" e circondati dalla musica e dai cimeli, i clienti vengono sopraffatti dall'emozione.
"Si siedono e piangono", dice la moglie di Andurlakis, Kathleen. "Penso davvero che qui ci sia la presenza di Elvis Presley".
Con un piccolo aiuto da parte di Pietrafeso, Andurlakis ha aperto il caffè nel 1986, dopo 4 anni di tristezza nell'aver visto chiudere il "Colorado Mine Co.".
Lavorando in quel luogo durante la sua adolescenza, aveva guadagnato abbastanza soldi per prendersi cura della sua famiglia.
L'anziano Andurlakis era un poliziotto, colpito da una pallottola mentre svolgeva il suo dovere e costretto su una sedia a rotelle per molti anni della sua vita. E' salito al Cielo prima di poter vedere suo figlio diventare un uomo.
Ma Nick ha avuto altri poliziotti che gli hanno fatto da modello.
Una sera tardi, uno ha chiamato al Mine Co., dicendo al giovane cuoco che un ospite speciale stava arrivando. Nick, all'inizio, non era riuscito ad identificarlo tra il gruppo di uomini in uniforme.
"Poi vedo quest'uomo e sembra Elvis Presley", ha ricordato, parlando con il magazine Westword. "Ed era Elvis. Indossava un'uniforme da capitano".
Elvis era stato a Denver per un funerale. Il fratello di uno dei suoi amici della polizia era morto.
"Il povero ragazzo" dice Pietrafeso "se voleva andare da qualche parte, doveva andarci di notte e stare nell'ombra, solo per poter vivere la sua vita. Lo abbiamo trattato proprio come uno dei ragazzi. E questo è tutto ciò che voleva. Solo per essere uno dei ragazzi".
Pietrafeso ricorda le telefonate dell'ultimo minuto di Elvis, nelle quali lo avvertiva che stava volando a Denver per pranzo. Pietrafeso ricorda le domeniche dedicate al football con il Re, facendo panini con salsiccia.
Elvis ha ospitato il gruppo di Denver a Graceland, li ha invitati a vedere i suoi concerti in giro per il Paese ed ha festeggiato un compleanno con loro a Vail, in Colorado, dove ha indossato di nuovo il suo distintivo onorario della polizia.
Era risaputo che Elvis Presley facesse collezione di distintivi "come un ragazzino che aspira a diventare poliziotto", ha scritto Cantwell, a quel tempo detective della narcotici, nel suo libro.
Elvis usciva spesso con i ragazzi ed indossava l'intera uniforme per mimetizzarsi.
Nick e Kathleen ricordano così Elvis Presley.
"Era affamato di essere solo una persona normale", dice. "Ecco perché gli piaceva così tanto stare a Denver".
E dopo una visita al "Colorado Mine Co"., divenne ancora più affamato del panino Fool's Gold, quella versione imponente del panino che gli ricordava la sua infanzia.
Quella sera, in cui arrivò dopo mezzanotte sul suo aereo, Nick era presente e stava preparando i panini.
Nick ricorda che Elvis si scusava, ma non ce n'era bisogno, per non aver parlato con lui al ristorante in precedenza.
In quell'occasione fece una lunga chiacchierata con il ragazzo, affascinato dalle persone famose.
Purtroppo i dettagli ora gli sfuggono. "La mia memoria non è più così buona a essere onesti. Mi dispiace", ma conserva una foto sgranata di quel banchetto di panini Fool's Gold che fecero sull'aereo. In quell'occasione, Elvis gli regalò una collana, togliendola dal suo collo.
"In realtà l'ho fatta accorciare", dice Andurlakis, che usa la collana per portare una croce d'oro. "Mi arrivava fino all'ombelico".
Dove la sua memoria viene a mancare, Andurlakis fa ricorso al libro di Cantwell per rivivere quel momento.
"Quella era la vecchia Denver" dice Andurlakis. "Quelli erano vecchi tempi. Ci si conoscewva l'un l'altro. Potevi camminare per strada e le porte di casa della gente erano aperte".
Elvis è avvolto in quel periodo nostalgico. Lui era la megastar che si circondava di operai.
Una sera Pietrafeso si è ritrovato nelle sale della vecchia McNichols Arena di Denver: un ragazzino della classe media da solo insieme allo sfarzoso Re, solo per un momento.
"Lui stava guardando per terra, i pugni chiusi", dice Pietrafeso. "Alza gli occhi su di me e chiede: "Sei nervoso?" Ho detto: "No, e tu?".
Ha detto: "Lo sono da morire!".
I ragazzi erano preoccupati per lui.
Nel libro "The Elvis Presley I Knew", Cantwell racconta le difficili conversazioni con Elvis riguardo il suo ego, riguardo il fatto di dover recitare il ruolo della persona che pensava ci si aspettasse da lui; riguardo i regali, che diventavano troppi.
Elvis aveva comprato a Cantwell una Cadillac. I giornalisti cominciavano a fare domande sconvenienti.
Cantwell ha parlato di se stesso, cercando di spiegare, ma Elvis è diventato furioso, sentendosi insultato.
"Elvis ha detto che non si era mai sentito sotto interrogatorio prima, per aver fatto dei regali", ha scritto Cantwell, "perché aveva una fila di persone che volevano qualcosa da lui".
L'amicizia venne recuperata, ha raccontato Cantwell, ma non era destinata a durare.
I critici hanno iniziato a notare l'improvviso aumento di peso, i testi delle canzoni confusi, i fianchi improvvisamente bloccati, la stella che stava svanendo... Gli alti ufficiali di Denver hanno preso parte al funerale nel 1977 a Graceland.
"Una vita solitaria finisce su Elvis Presley Boulevard", recitava il titolo del giornale di Memphis, catturando le dolorose rivelazioni del figlio prediletto d'America.
L'insufficienza cardiaca è stata la causa ufficiale della morte, ma sarebbe implicato l'abuso di farmaci. Sono arrivate le accuse per il medico curante di Elvis Presley.
Ed arrivarono anche altre domande per i suoi amici di Denver. Come hanno fatto a non accorgersi della sua dipendenza?
"Prendeva quello che gli prescrivevano i suoi medici", sostiene Pietrafeso: "i calmanti per andare a dormire, gli stimolanti per fare i concerti e stare in piedi".
Nel suo libro, Cantwell ha riportato una risposta furiosa data ad un giornalista:
"Se proprio, Elvis ha fatto un'overdose di cibo grasso, hamburger e panini Fool's Gold".
Al Nick's Cafe, non si parla del lato oscuro di Elvis.
"Quello che mi fa veramente male è quando le persone entrano e dicono: "Oh, è stato terribile il modo in cui è morto". Non è quello il modo in cui lo si deve ricordare", dice Kathleen. "Nel senso che era un uomo davvero straordinario".
Nick annuisce. "Era veramente fantastico. Generoso, deluso, con un eccessiva fiducia nelle persone. Penso sia quello il punto in cui è andato a finire. Ha riposto troppa fiducia nelle persone".
Si è fidato di Nick con una chitarra e una collana, e Nick intende conservarli, rifiutando le offerte degli acquirenti. Loro sono i suoi tesori, insieme alla sua collezione di orologi.
A un certo punto, mentre rievoca, Nick si ferma. Abbassa lo sguardo e si ritira in cucina per nascondere le lacrime.
Quando ha incontrato Elvis, non poteva sapere che sarebbe morto entro due anni all'età di 42 anni.
"E Nick aveva circa 16 anni e aveva appena perso suo padre", racconta Kathleen. "Forse si era creato un certo tipo di legame, sai?".
Il locale diventa silenzioso. Il piccolo schermo televisivo nell'angolo diventa nero. Il video del concerto di Elvis è finito. Nick se ne accorge, così prende il telecomando, litigandoci per un secondo, per poi chiedere aiuto a sua moglie.
"Tesoro?..." chiede, e Kathleen va da lui, sapendo quale pulsante premere.
Torna il rumore della folla. La voce arriva, forte come sempre.
E qui, al "Nick's Cafe", Elvis continua a cantare...